“Ha ragione il popolo. Vanno aboliti i privilegi dei politici. Si,
proprio di quelli che formano la
‘Casta ’ che costano un
sacco di soldi. Cominciamo con il tagliare i consigli provinciali. Orbene
niente più giunte, assessori e per quanto riguarda i consiglieri provinciali –
dagli attuali 20/30 – scendano a 10 compreso il presidente. E che diamine!
Tutti ci dobbiamo sacrificare”.
Se non nel testo, il concetto che
era inserito nella finanziaria “lacrime e sangue” era questo. Come se non
bastasse qualcuno ci aveva anche sussurrato che era il primo passo per abolire completamente le Province che ci costano (fra
giunte e consigli) ben 130 (centotrenta) milioni di euro l’anno.
Non è vero un bel niente. La
norma è praticamente sparita dalla finanziaria. Infatti quando quest’ultima è
giunta alla firma del Quirinale, i tecnici di quest’ultima istituzione hanno
deciso che quell’articolo fosse cambiato in:
“…per quel che concerne il provvedimento del taglio degli assessori e
dei consiglieri provinciali, la norma viene
demandata ad una futura legge ordinaria”.
Siete consapevoli dei tempi
tecnici che occorrono in Italia a che una Legge venga definitivamente
approvata? Prima deve essere presentato il “disegno” della medesima, che poi
passa alla Camera. Qui vengono proposti degli emendamenti, discussi e quindi votati; a questo punto il
provvedimento arriva al Senato dove subisce lo stesso iter, ma con una
aggiunta: se alla legge in questione viene applicato qualche emendamento (ne
basta uno solo), si ritorna alla Camera che lo deve ridiscutere e quindi approvare a sua volta e se per caso lo modifica lo deve rispedire in Senato.
Insomma non meno di due anni. A questo punto appare più che chiara la
circostanza che la norma “taglia province” è come se non fosse mai stata
scritta, infatti è evidente a tutti che decadrà molto prima l’attuale governo di
tecnici di qualsiasi attuale giunta provinciale.
Viva l’Italia.
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