mercoledì 8 maggio 2013


  DUE CELEBRI ALPINISTI
        (UNO ITALIANO)
AGGREDITI DAGLI SHERPA
   SUL MONTE EVEREST

Come è noto gli “Sherpa” sono quegli uomini (che una volta venivano chiamati “portatori”) che accompagnano gli alpinisti che si cimentano nelle scalate dei vari monti della catena dell’Himalaia. Essi sono quasi tutti del Nepal. Proprio un gruppo di questi ha fatto vivere una brutta avventura, a 7.500 metri di quota sul monte Everest, a tre persone: due famosi alpinisti, l’italiano Simone Moro e lo svizzero Ueli Steck ed al fotografo inglese che era con loro Jonathan Griffith. I tre hanno denunciato di essere stati  aggrediti e malmenati da una ottantina di sherpa, infuriati per il loro passaggio vicino ad alcune corde che stavano fissando.

Simone Moro, che ha 45 anni ed è di Bergamo, una volta tornati a valle, ha raccontato alla polizia del Nepal di essere riuscito a schivare una coltellata che ha comunque raggiunto la cinta del suo zaino; da parte sua Ueli Steck, che ha 36 anni, ha detto di essere stato colpito alla bocca da un sasso ed ha aggiunto che nella colluttazione si è dovuto aggrappare proprio allo sherpa che lo stava aggredendo per non precipitare nel vuoto.

A tirar fuori (salvare) i tre dalla più che critica situazione, è stato un gruppo di alpinisti occidentali, tra i quali una donna, che si è frapposto fra aggressori e loro vittime. Sembra che i portatori stessero delimitando un percorso al quale tenevano molto. Non si sa il perché.

Debbo confessare che in oltre cinquanta anni di professione ne ho viste e vissute tante, ma una rissa a 7.500 metri sull’Everest non me la sarei mai aspettata così come la ragione che l’ha scatenata: la delimitazione di un percorso privilegiato (ma da chi? E perché?).

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