DUE CELEBRI ALPINISTI
(UNO ITALIANO)
AGGREDITI
DAGLI SHERPASUL MONTE EVEREST
Come
è noto gli “Sherpa” sono quegli uomini (che una volta venivano chiamati
“portatori”) che accompagnano gli alpinisti che si cimentano nelle scalate dei
vari monti della catena dell’Himalaia. Essi sono quasi tutti del Nepal. Proprio
un gruppo di questi ha fatto vivere una brutta avventura, a 7.500 metri di quota sul monte Everest, a
tre persone: due famosi alpinisti, l’italiano Simone Moro e lo svizzero Ueli
Steck ed al fotografo inglese che era con loro Jonathan Griffith. I tre hanno
denunciato di essere stati aggrediti e
malmenati da una ottantina di sherpa, infuriati per il loro passaggio vicino ad
alcune corde che stavano fissando.
Simone
Moro, che ha 45 anni ed è di Bergamo, una volta tornati a valle, ha raccontato
alla polizia del Nepal di essere riuscito a schivare una coltellata che ha
comunque raggiunto la cinta del suo zaino; da parte sua Ueli Steck, che ha 36
anni, ha detto di essere stato colpito alla bocca da un sasso ed ha aggiunto
che nella colluttazione si è dovuto aggrappare proprio allo sherpa che lo stava
aggredendo per non precipitare nel vuoto.
A
tirar fuori (salvare) i tre dalla più che critica situazione, è stato un gruppo
di alpinisti occidentali, tra i quali una donna, che si è frapposto fra
aggressori e loro vittime. Sembra che i portatori stessero delimitando un
percorso al quale tenevano molto. Non si sa il perché.
Debbo
confessare che in oltre cinquanta anni di professione ne ho viste e vissute
tante, ma una rissa a 7.500
metri sull’Everest non me la sarei mai aspettata così
come la ragione che l’ha scatenata: la delimitazione di un percorso
privilegiato (ma da chi? E perché?).
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