giovedì 4 novembre 2010

CON IL SANGUE MESTRUALE DENUNCIA UNO STUPRO

Quando si dice come la vita a volte sia strana e come certi fatti siano completamente in antitesi con il santo Vangelo che dice “ama il prossimo tuo come te stesso”. In antitesi poiché quasi sempre quando fai del bene vieni ricompensato con una mala azione da chi – da te – il bene lo ha ricevuto. A tal proposito leggete questa.
Nel settembre del 2008 un ottimo manager di 62 anni dipendente di una grossa industria milanese si trova nella necessità di assumere una segretaria essendo la sua andata in pensione. Fra le tante pretendenti decide assegnare l’impiego alla signorina Silvia Vastola di 44 anni. La donna – nei colloqui che ha sostenuto – si è dimostrata abbastanza brava da soddisfare le esigenze d’ufficio del manager che ne ha quindi proposta ed ottenuta l’assunzione da parte della società dalla quale dipende anch’egli.
Nel febbraio del 2009, in base a quanto ricostruito da Marco Grezzi, pubblico ministero del tribunale milanese, la donna ordisce un sordido complotto ai danni del manager perché ha sottratto alla società per cui lavora 20 mila euro e sa che il suo capo non potrà che scoprirla. Così un pomeriggio la “brava” Silvia si fa trovare sdraiata sul pavimento della sua stanza da lavoro con camicia e reggiseno tagliati e con accanto un paio di forbici sporche di sangue.
Ai soccorritori la segretaria dichiara: “Il mio capo, è stato lui, mi ha violentata”. Qualche minuto dopo gli investigatori trovano il manager nel box-garage dello stabile mentre in totale stato confusionale mentale tentava di aprire la sua macchina servendosi del telefonino cellulare. Soccorso è stato accompagnato all’ospedale, dove i medici ben presto scoprono che l’uomo è stato drogato con un caffè “corretto” con benzodiazepine. Come se ciò non bastasse i tecnici della polizia Scientifica milanese stabiliscono che il sangue sulle forbici è si della Silvia Vastola ma si tratta di sangue mestruale!
La segretaria è stata così condannata a cinque anni di galera per essere stata ritenuto responsabile dei reati di: calunnia, appropriazione indebita, truffa, stato di incapacità procurato mediante violenza, lesioni volontarie e danneggiamento.
“Mi dovete credere – ha dichiarato il manager – durante il colloquio per la sua assunzione, mi si è raccomandata, piangeva come un bimbo raccontandomi i suoi drammi familiari”!

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