Alcuni amici australiani si sono lamentati con Rete Italia dicendo che le mie trasmissioni sono eccessivamente di parte. Questo ha sollecitato la mia memoria e mi ha ricordato una battuta dell'orazione di Marco Antonio nel "Giulio Cesare" di Shakespeare: "Il male che gli uomini fanno sopravvive loro, il bene è spesso sepolto con le loro ossa". E già, è proprio così. Infatti nessuno ha detto che negli ultimi dodici mesi ho dato centinaia di notizie che a voi in Australia non sarebbero mai giunte; notizie allegre, tristi, tragiche, sfiziose ecc.ecc. Inoltre nessuno ha telefonato per dire: "però chissà quanto lavoro per scovare questo o quel particolare", nessuno si è mai preoccupato di sapere se e quanto ciò che dico sia di facile reperimento.
Insomma mi rendo conto che la politica è un argomento superbollente, ma da qui a disconoscere finanche quanto ho raccontato dei privilegi dei politici (tutti), delle loro ruberie, dei loro maneggi per conservare il posto, ecc.ecc. ce ne corre. Come si fa a dire che sono fazioso e non considerare che nella gran parte delle notizie che fornisco la politica entra si e no solo marginalmente? o non ci entra per nulla? Ma quando parlo della Giustizia, possibile che nessuno capisca che se funziona male, così drammaticamente male è solo colpa di chi governa? E se dico che la Magistratura è quella che è, non risulta implicito che accuso il governo che è l'unica istituzione che può, attraverso le due Camere, migliorarla? E chi è al governo? ed allora? Ma basta filosofeggiare, veniamo ai fatti concreti ed agli strascichi del congresso del PDL.
Nei suoi due discorsi al congresso il Cavaliere non ha fatto alcun cenno a vari impellenti problemi, fra i quali il referendum indetto da Mario Segni, che prevede che il premio di maggioranza vada al primo partito, non più alla coalizione. Cosa vuol dire questo comportamento? Che all’interno del nuovo partito le cose non vadano proprio come vogliono farci credere, infatti il presidente non ha raccolto il consiglio – datogli il giorno prima nel suo intervento – da Gianfranco Fini che è così lontano dalle posizioni di Bossi, da volere che l’iniziativa di Mario Segni vada a buon fine.
Allo stato delle cose la posizione di Berlusconi mira a lasciar cadere il referendum esattamente come promesso alla Lega, in contrapposizione a Fini.
Va però notato come, nella sostanza, anche se nessuno lo dice apertamente, il succo di molti interventi al congresso del PDL sia stato: ora che siamo un solo partito e puntiamo al 51% la Lega deve finirla di pretendere sempre l’ultima parola.
Ma non solo sul referendum il premier non si è espresso, ha anche sorvolato sul problema dell’immigrazione di massa, sull’obbrobrio del testamento biologico e su altri temi che subito vedremo. In poche parole viene dimostrato che, la famosa rivoluzione liberale, più volte richiamata dal 1994 in poi da Berlusconi, sia di là da venire. Il valore legale dei titoli di studio non è stato abolito, i reati di opinione non sono stati cancellati e gli ordini professionali sono ancora inattaccabili. Questi sono solo tre piccoli esempi di riforme urgenti, facenti appunto parte della rivoluzione liberale, che non sono stati attuati pur appartenendo a quel tipo di riforme non onerose. Perché non si inizia ad attuarle?
Anche il testamento biologico partorito dal Senato (un insulto alla logica) è stato scritto così com’è da far chiaramente capire che il legislatore non si sia preoccupato di redigere un testo rispettoso dello stato laico, ma uno gradito ai cattolici, tra i quali il nuovo partito raccoglie molti voti.
In realtà non bisogna mai dimenticare che siamo in Italia, nel Bel Paese, nella nostra Patria dove entrambe gli schieramenti politici che vanno per la maggiore sono condizionati dalla necessità di difendere l’interesse delle rispettive basi allo scopo di conservarne il consenso.
Nella sostanza, se non fossi stato chiaro, appare evidente come abbiamo due coalizioni a loro modo conservatrici: il PD conserva il benefit dei magistrati, degli insegnanti,dei sindacati, del pubblico impiego, ecc. Da parte sua il PDL conserva i benefit dei professionisti, degli imprenditori medi e piccoli, dei commercianti, dei ceti specializzati nel trarre il massimo profitto dalla confusione patria. Questa teoria è del noto politologo Luca Ricolfi, attento studioso ed osservatore della vita italiana. Ma considerazioni di Ricolfi a parte, a me sembra che il PDL sia una riedizione ingarbugliata della DC il cui principale merito (per oltre mezzo secolo) fu di tirare a campare; dal canto suo Berlusconi ha ambizioni più spiccate, ma non sempre ne è all’altezza e questo per il semplice motivo che – al di là di abbracci e baci pubblici – lui ha continuamente Bossi che gli mette il bastone fra le ruote. Infatti – per il Cavaliere – la dolente nota è proprio l’aver a che fare con il senatur che è indomabile, sta a cuccia quando gli conviene e ringhia quando non riceve l’osso. Non si fa prendere, mantiene la propria autonomia, e cresce. Ha convinto milioni di settentrionali di essere il loro paladino e con altri dirigenti è riuscito a diventare un punto di riferimento affidabile dal Po in su (ed anche in Emilia).
Così stando le cose Berlusconi fatica a scalzare i bossiani, e di fatto li subisce pur sapendo che senza di loro non governa, con loro governa a metà. La sfida alla Lega lo impegnerà a scapito di altre attività e, va detto, che l’esito di questa sfida sia scontato.
Per finire va detto che Bossi invoca più poltrone ( governatori di regione, sindaci, presidenti di provincia, ecc) e si aspetta che Silvio dica no al referendum., ma non ha capito che il PDL non è disposto a troppe concessioni.