LUCI ROSSE PER LA SCORTA DI OBAMA
Rieccomi qui. Dopo la inenarrabile
incazzatura di venerdì scorso per la ragione che vi ho comunicato, eccomi a
riscrivere il post che, per meno di un secondo di mancanza di energia elettrica,
il PC mi si è divorato e, naturalmente, il tutto è avvenuto quando stavo
scrivendo l’ultima riga. Eccolo di nuovo, lo ricompongo nella mia mente e ve lo
riscrivo.
Che noi si stia vivendo in un
mondo del tutto globalizzato è incontrovertibile; così come non possiamo
nasconderci che uno dei proverbi del tutto veritieri sia quello che dice: “tutto
il mondo è paese” e, a conclusione di questo breve preambolo, è altrettanto
vero ciò che recita l’altro detto popolare che afferma: “tira più un pelo di
f..a che un paio di buoi”. Direte ma perché ci dici queste cose? Leggete e
capirete.
Potrebbero essere venti, tra
agenti del “Secret Service” e militari, le persone addette alla sicurezza del
presidente USA Barak Obama, coinvolte nello scandalo a luci rosse scoppiato
durante lo scorso fine settimana (in realtà “l’altro” week end non quello
finito ieri sera) nella città colombiana di Cartagena, poco prima che arrivasse
in città il primo cittadino degli Stati Uniti per partecipare al “Summit delle
Americhe”. Un’indagine del Dipartimento della Difesa, che ha analizzato i
filmati delle telecamere di sicurezza dell’albergo dove gli agenti hanno
alloggiato, ha fatto scoprire che alcuni di essi avevano ospitato – per una
notte di baldoria – delle prostitute.
Al termine dell’inchiesta, che al
suo inizio ha visto “indagate” appunto una ventina di persone, è stato deciso
che tre agenti del “Secret Service” saranno allontanati dal servizio. I
titolari delle indagini, a tal proposito, hanno emesso un comunicato piuttosto
esplicito: “Anche se l’inchiesta dei vertici del Secret Service sulle accuse di
cattiva condotta da parte di alcuni dipendenti è all’inizio, tre delle persone
coinvolte lasceranno – o stanno lasciando – l’agenzia”; questa breve e chiara
comunicazione porta la firma di Paul Morrissey assistente del direttore del Secret
Service. Lo stesso personaggio, richiesto di meglio chiarire quanto scritto, ha
specificato che uno degli “indisciplinati” agenti rassegnerà le dimissioni, un
altro andrà in pensione ed il terzo sta per essere licenziato.