Quello che si inventano i nostri
amministratori (comunali, provinciali, regionali) per romperci i “cosidetti”
non ha fine, ma soprattutto non ha eguali nel resto del mondo civile. L’ultima
riguarda la “danza del ventre” che sembrava (e nella sostanza era) intoccabile.
Non così per Ornello Teso, assessore al Comune di San Donà di Piave (Venezia)
il quale ha deciso, motu proprio, di vietare il sensuale ballo inserito nel
programma di festeggiamenti per l’imminente Primo maggio.
“Abbiamo deciso di non prevedere
questa esibizione nella cornice di una festa per famiglie”, dichiara
l’amministratore comunale. Questa affermazione, però, non convince le ballerine
le quali hanno pubblicato una lettera di protesta sottoscritta da ben duecento danzatrici. Eleonora Girardi, la loro rappresentante, ha spiegato: “La danza del ventre
non è indecente, è Arte. Non si balla con malizia, ma con spontaneità”. Ma,
democraticamente, molto democraticamente, Ornello Teso ha controbattuto: “Il
Comune è libero di cambiare il programma”. Ma gentile signor Ornello – si
chiede qualcuno – lei ha la più pallida idea di cosa significhi “libertà di
espressione” dei cittadini?
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