Viviamo in un Paese che descrivere “strano” risulta un piacevole eufemismo. Uno Stato che, secondo il decreto legislativo n° 507 del 1998, pretende una tassa a chi espone la bandiera nazionale (si, insomma, il nostro amato tricolore) come lo si può definire?
Il fatto che segue è accaduto a Desio, un paese di 33 mila abitanti in provincia di Milano. Qui il titolare di un bell’albergo decide di esporre il vessillo nazionale e la bandiera blu a stelle bianche dell’Unione Europea.
La concessionaria che si occupa di riscuotere la tassa per conto dell’amministrazione comunale è inflessibile: bisogna pagare. E neanche poco. Per le due bandiere l’importo annuale è di 280 euro.
“Ho chiesto informazioni ai funzionari che incassano la tassa – racconta Gianni Caslini proprietario dell’hotel – e mi hanno confermato che non avevo via di scampo. Non credevo alle mie orecchie. Parlano tanto dei valori nazionali e poi ecco che arriva la sorpresa”. Il deluso albergatore ha poi proseguito affermando: “Non per una questione di soldi ma per una di principio, ho deciso di toglierle. Ho piegato entrambe le bandiere riponendole in una scatola”.
Gaslini è indignato, ed a giusta ragione. Dal canto suo la concessionaria per la riscossione non cede ed i suoi rappresentanti hanno sentenziato: “ci siamo limitati ad applicare una normativa di legge”.
Domanda: e se la nazionale di calcio vince i mondiali e per festeggiare si espone un tricolore sul davanzale della finestra, si deve pagare?
Risposta: “In questi casi – dicono i funzionari della concessionaria – si può essere esonerati come avviene il 25 aprile ed il primo maggio”.
A voi qualsiasi commento.
Il fatto che segue è accaduto a Desio, un paese di 33 mila abitanti in provincia di Milano. Qui il titolare di un bell’albergo decide di esporre il vessillo nazionale e la bandiera blu a stelle bianche dell’Unione Europea.
La concessionaria che si occupa di riscuotere la tassa per conto dell’amministrazione comunale è inflessibile: bisogna pagare. E neanche poco. Per le due bandiere l’importo annuale è di 280 euro.
“Ho chiesto informazioni ai funzionari che incassano la tassa – racconta Gianni Caslini proprietario dell’hotel – e mi hanno confermato che non avevo via di scampo. Non credevo alle mie orecchie. Parlano tanto dei valori nazionali e poi ecco che arriva la sorpresa”. Il deluso albergatore ha poi proseguito affermando: “Non per una questione di soldi ma per una di principio, ho deciso di toglierle. Ho piegato entrambe le bandiere riponendole in una scatola”.
Gaslini è indignato, ed a giusta ragione. Dal canto suo la concessionaria per la riscossione non cede ed i suoi rappresentanti hanno sentenziato: “ci siamo limitati ad applicare una normativa di legge”.
Domanda: e se la nazionale di calcio vince i mondiali e per festeggiare si espone un tricolore sul davanzale della finestra, si deve pagare?
Risposta: “In questi casi – dicono i funzionari della concessionaria – si può essere esonerati come avviene il 25 aprile ed il primo maggio”.
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