mercoledì 1 dicembre 2010

RISPARMIANO ANCHE I SENATORI?

Non ci crederete ma questa nostra bella Italia sta talmente nei guai (economici) che finanche i senatori sono costretti a…tirare la cinghia. Come? Eccovi la notizia.
Tempo di dieta anche per Palazzo Madama. Dal 2011 al 2013 saranno operativi i tagli decisi dal Consiglio di Presidenza, operazione di austerity in linea con quanto già deliberato nell’altro ramo del Parlamento (cioè alla Camera dei Deputati).
Nel “menu dimagrante” preparato dal presidente del Senato, compaiono la riduzione delle competenze accessorie dei senatori (in altre parole le voci “diaria” ed i “rimborsi spese accessori”); blocco dell’adeguamento automatico delle retribuzioni per dipendenti; trattenute del 5 per cento sulle retribuzioni sopra i 90 mila euro e del 10 per cento per quelle superiori ai 150 mila, oltre a modifiche del sistema pensionistico dei dipendenti.
Manovre queste che consentiranno un risparmio di 35 milioni di euro in tre anni, cifra che andrà ad aggiungersi ai quasi 8 milioni di euro di risparmi per le casse pubbliche, derivanti dal blocco della dotazione per il Senato.
Pochi commenti. Prima di ogni altra cosa – come potete constatare – quando si tratta di…loro, le cosiddette “privazioni” iniziano almeno fra uno o due anni; mentre quando si tratta di far pagare a noi una qualsiasi cosa, quasi sempre dobbiamo anche versare degli arretrati. Inoltre cosa volete che influisca quanto sopra sulla vita economica di un senatore?
Meno che niente. Infatti se voi andate a ricercare il mio vecchio post proprio sui guadagni di questi gemtlemen, vi potrete render conto che i "risparmi" ai quali saranno costretti, proporzionati alle loro entrate, equivalgono al rinunciare ad un caffè la settimana. Sai che sacrificio...

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