Chi di voi vecchi (al cinema) o giovani (in TV) non conosce le vicende di Don Camillo e Peppone?, quei rappresentanti meravigliosi del clero e del funzionario del PCI interpretati da Fernandel nella parte del parroco e Gino Cervi in quella del sindaco? Tutti credo abbiano visto le loro…avventure nate dalla geniale fantasia dello scrittore Giovanni Guareschi. Non tutti, però, sanno dove i film sono stati realizzati. Orbene il paese si chiama Brescello ed oggi i suoi abitanti ammontano a 5000. La chiesa, quella all’interno della quale don Camillo parlava tranquillamente con il Signore crocefisso, è andata a fuoco.
Il fatto è accaduto all‘alba del giorno di Pasqua quando il sacrestano è stato destato da un’acre odore di fumo. Corso in chiesa ha scoperto che due grossi ceri lasciati accesi nella Messa della notte pasquale, ormai terminati, avevano appiccato il fuoco ad alcune suppellettili infiammabili vicino alle quali erano stati posti. Ha subito dato l’allarme ed i pompieri, giunti dalla non lontana Reggio Emilia, hanno provveduto a spegnere le fiamme.
Risultato: muri e soffitti della chiesa non hanno subito danni irreparabili, però le pareti e gli stucchi
sono da ridipingere e gli arredi da ricomprare. Il conto ammonta a circa 200 mila euro e neanche se ogni abitante versasse due o tre euro, si riuscirebbe a raggranellare la cifra necessaria. A questo punto il vicesindaco sindaco (di sinistra come Peppone) Andrea Setti ha lanciato un’idea attraverso una televisione di Parma dalla quale ha detto: “Basta un euro a testa, ma noi da soli non ce la possiamo fare” ed allora si è rivolto a tutti i lettori ed estimatori dei romanzi e dei personaggi di Giovanni Guareschi a che, anch’essi contribuissero a raggiungere la somma di 200 mila euro occorrente per ridare alla chiesa il suo precedente splendore. Il conto è naturalmente intestato alla Tesoreria del Comune di Brescello, Unicredit Banca Iban IT59R0200866180000100362217, scrivere sulla casuale: restauro chiesa di don Camillo.
Per l’incendio, la mattina di Pasqua non si sono potute svolgere in quella chiesa le funzioni religiose, comunque già dalla Messa vespertina di Pasquetta il parroco aveva fatto in maniera di ripristinare un minimo di accoglienza per fedeli.
Ancora una volta i nemici-amici parroco e sindaco si danno una mano per il bene comune del paese dove operano.
CON UNA RIFFA FRATI FRANCESCANI tentano di salvare il loro convento. Si tratta del complesso monumentale di Santa Maria del Pozzo che si trova a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, e che sta andando in rovina proprio per decadimento delle strutture mai rinforzate, restaurate o sottoposte a manutenzione alcuna fin dalla loro costruzione avvenuta nel 1510.
L’idea della lotteria è venuta ai frati francescani, tutti di origine polacca, che gestiscono il complesso monumentale in via Santa Maria del Pozzo. I religiosi hanno quindi organizzato una riffa, regolarmente autorizzata, che premierà il vincitore di uno degli oltre ottomila biglietti in palio, con una utilitaria che potrà essere ritirata già dal giorno successivo all’estrazione in programma domenica 11 aprile 2010 nella stessa chiesa del convento, al termine della Messa delle ore 13.
I frati contano di raccogliere almeno 70 mila euro che necessitano per un primo intervento di messa in sicurezza e recupero della parte strutturale di un’ala del complesso. Di quest’ultimo fa anche parte una piccola chiesa realizzata nel 1333 dal re di Napoli Roberto d’Angiò.
Il fatto è accaduto all‘alba del giorno di Pasqua quando il sacrestano è stato destato da un’acre odore di fumo. Corso in chiesa ha scoperto che due grossi ceri lasciati accesi nella Messa della notte pasquale, ormai terminati, avevano appiccato il fuoco ad alcune suppellettili infiammabili vicino alle quali erano stati posti. Ha subito dato l’allarme ed i pompieri, giunti dalla non lontana Reggio Emilia, hanno provveduto a spegnere le fiamme.
Risultato: muri e soffitti della chiesa non hanno subito danni irreparabili, però le pareti e gli stucchi
sono da ridipingere e gli arredi da ricomprare. Il conto ammonta a circa 200 mila euro e neanche se ogni abitante versasse due o tre euro, si riuscirebbe a raggranellare la cifra necessaria. A questo punto il vicesindaco sindaco (di sinistra come Peppone) Andrea Setti ha lanciato un’idea attraverso una televisione di Parma dalla quale ha detto: “Basta un euro a testa, ma noi da soli non ce la possiamo fare” ed allora si è rivolto a tutti i lettori ed estimatori dei romanzi e dei personaggi di Giovanni Guareschi a che, anch’essi contribuissero a raggiungere la somma di 200 mila euro occorrente per ridare alla chiesa il suo precedente splendore. Il conto è naturalmente intestato alla Tesoreria del Comune di Brescello, Unicredit Banca Iban IT59R0200866180000100362217, scrivere sulla casuale: restauro chiesa di don Camillo.
Per l’incendio, la mattina di Pasqua non si sono potute svolgere in quella chiesa le funzioni religiose, comunque già dalla Messa vespertina di Pasquetta il parroco aveva fatto in maniera di ripristinare un minimo di accoglienza per fedeli.
Ancora una volta i nemici-amici parroco e sindaco si danno una mano per il bene comune del paese dove operano.
CON UNA RIFFA FRATI FRANCESCANI tentano di salvare il loro convento. Si tratta del complesso monumentale di Santa Maria del Pozzo che si trova a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, e che sta andando in rovina proprio per decadimento delle strutture mai rinforzate, restaurate o sottoposte a manutenzione alcuna fin dalla loro costruzione avvenuta nel 1510.
L’idea della lotteria è venuta ai frati francescani, tutti di origine polacca, che gestiscono il complesso monumentale in via Santa Maria del Pozzo. I religiosi hanno quindi organizzato una riffa, regolarmente autorizzata, che premierà il vincitore di uno degli oltre ottomila biglietti in palio, con una utilitaria che potrà essere ritirata già dal giorno successivo all’estrazione in programma domenica 11 aprile 2010 nella stessa chiesa del convento, al termine della Messa delle ore 13.
I frati contano di raccogliere almeno 70 mila euro che necessitano per un primo intervento di messa in sicurezza e recupero della parte strutturale di un’ala del complesso. Di quest’ultimo fa anche parte una piccola chiesa realizzata nel 1333 dal re di Napoli Roberto d’Angiò.
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