Sentite questa strana e controversa storia: qualcuno ha chiesto i diritti di autore a qualcun altro poiché, quest’ultimo ha eseguito in pubblico l’inno nazionale.
La vicenda è questa: il presidente del consiglio comunale di Messina, Pippo Previti, invia una lettera addirittura scandalizzata al presidente della Repubblica. Motivo: un Ente “no profit” della città siciliana, si è visto chiedere dalla Società Italiana Autori Editori (SIAE) la bellezza di 1.094,40 euro somma necessaria per “liquidare i diritti d’autore” per aver suonato in pubblico “Fratelli d’Italia”, cioè l’inno nazionale, Questa pazzesca richiesta, si diffonde rapidamente: una marea di commenti indignati su Internet. Dal canto suo la SIAE (sembra facendo una incredibile quanto rapida marcia indietro, ma solo “sembra”) precisa che di “Diritti d’Autore”, sull’inno nazionale, non ce ne siano. A tal proposito Gino Iannuzzi, direttore della sezione lirica SIAE, spiega che la stessa società: “non ha chiesto un soldo per i diritti d’autore sull’inno nazionale. Quella cifra, di oltre mille euro, era riferita principalmente ai diritti legati ad altre musiche eseguite nella stessa manifestazione”.
Al funzionario è stata fatta precisa domanda: e la storia dell’inno di Mameli?
“per quanto concerne l’inno – ha risposto Iannuzzi – esiste un diritto di noleggio di materiale musicale. In sostanza l’esecutore paga per ricevere lo spartito originale, che in genere non si trova in commercio e che è di proprietà della casa editrice Sonzogno. Il noleggio costa intorno ai 100 euro. La SIAE, però, funge solo da tramite, nel senso che l’editore le da eventualmente mandato di incassare il pagamento. Se l’esecutore non intende pagare i 100 euro suddetti, la SIAE non può intentare alcuna azione. Tra l’altro, nel caso di Messina, i soldi non sono stati nemmeno incassati”.
La vicenda è questa: il presidente del consiglio comunale di Messina, Pippo Previti, invia una lettera addirittura scandalizzata al presidente della Repubblica. Motivo: un Ente “no profit” della città siciliana, si è visto chiedere dalla Società Italiana Autori Editori (SIAE) la bellezza di 1.094,40 euro somma necessaria per “liquidare i diritti d’autore” per aver suonato in pubblico “Fratelli d’Italia”, cioè l’inno nazionale, Questa pazzesca richiesta, si diffonde rapidamente: una marea di commenti indignati su Internet. Dal canto suo la SIAE (sembra facendo una incredibile quanto rapida marcia indietro, ma solo “sembra”) precisa che di “Diritti d’Autore”, sull’inno nazionale, non ce ne siano. A tal proposito Gino Iannuzzi, direttore della sezione lirica SIAE, spiega che la stessa società: “non ha chiesto un soldo per i diritti d’autore sull’inno nazionale. Quella cifra, di oltre mille euro, era riferita principalmente ai diritti legati ad altre musiche eseguite nella stessa manifestazione”.
Al funzionario è stata fatta precisa domanda: e la storia dell’inno di Mameli?
“per quanto concerne l’inno – ha risposto Iannuzzi – esiste un diritto di noleggio di materiale musicale. In sostanza l’esecutore paga per ricevere lo spartito originale, che in genere non si trova in commercio e che è di proprietà della casa editrice Sonzogno. Il noleggio costa intorno ai 100 euro. La SIAE, però, funge solo da tramite, nel senso che l’editore le da eventualmente mandato di incassare il pagamento. Se l’esecutore non intende pagare i 100 euro suddetti, la SIAE non può intentare alcuna azione. Tra l’altro, nel caso di Messina, i soldi non sono stati nemmeno incassati”.
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