Siete stati due o tre giorni senza nulla leggere in questo Post. Come sempre, la circostanza va ricercata nel fatto che notizie – per così dire – degne di voi cari visitatori, non ne ho trovate. Ma leggete questa e vi renderete conto che – in fondo – la sua teorica incredibilità, può colmare il “vuoto” degli ultimi giorni. Se non bastasse, spiegherà meglio a voi – ancora una volta – cosa sia e come funzioni il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) che, vi ricordo, è quell’organismo che controlla e disciplina il comportamento dei magistrati italiani.
Giuseppe Maria Blumetti, è il giudice della sesta sezione civile del Tribunale di Milano. Costui per ben cinque anni non ha mandato avanti un solo processo a lui affidato, tanto che ha tranquillamente confessato che sulla sua scrivania si sono accumulati 300 (trecento!) fascicoli. Inutile aggiungervi che questo magistrato ha regolarmente tenuto occupato il suo ufficio con il personale ad esso addetto, ogni mese è passato ad incassare lo stipendio, ha goduto delle ferie, ha usufruito della sua “anzianità di servizio”, insomma ha fatto si che la sua carriera andasse avanti.
A tal proposito vi ricordo che nella nostra meravigliosa Italia i magistrati avanzano di grado unicamente per anzianità, mai, dico mai, per meriti.
La cosa drammatica in questa tragicomica vicenda, sta nel fatto che il comportamento di Giuseppe Maria Blumetti non è stato sottolineato dal Palazzo di Giustizia di Milano, dove tutti sapevano tutto, ma si è arrivati a processarlo grazie alla denuncia di un avvocato (vi centellino questa notizia, proprio per farvi saltare sulla sedia con la sua conclusione).
Orbene la storia parte da lontano: da una causa di separazione legale. Esattamente dal 2001, da quando cioè il magistrato è chiamato a stabilire – sulla base di una perizia – il valore di alcuni beni attribuiti, da una precedente sentenza, ad un marito ma che la moglie aveva fatto sparire. In altre parole l’uomo,non potendo mettere le mani sui beni chiedeva di poterne monetizzare il prezzo. Nel 2003 viene depositata la perizia che fissa in 231 mila euro l’ammontare dei valori sottratti. Da qui in poi, il buio; codice alla mano il giudice (Giuseppe Maria Blumetti) ha trenta giorni per firmare la sua ordinanza. Passano i giorni, i mesi, gli anni. L’avvocato che segue la causa più volte sollecita il togato che la dovrebbe trattare, ma non ottiene nulla. A questo punto il legale si rompe le scatole e, ormai siamo arrivati al 2008, presenta un esposto al CSM (che avrebbe sospeso il magistrato dalle funzioni) ed una denuncia penale. Così il buon Giuseppe Maria viene rinviato a giudizio dal Gip di Brescia con l’accusa di “omissione di atti di ufficio”
Il 18 marzo del 2010 il giudice imputato viene processato dal CSM che – malgrado l’accusa abbia chiesto una condanna a quattro mesi – lo assolve, e questo sarebbe il meno, è incredibile la motivazione. Giuseppe Maria Blumetti nel corso del dibattimento ha confessato di non aver svolto il suo lavoro per cinque anni, ammettendo di avere nel suo ufficio trecento cause inevase, ma si è giustificato dicendo che era stato abbandonato dalla moglie e che quindi era in crisi..
Il CSM gli ha creduto e lo ha assolto per: “mancanza dell’elemento psicologico del reato” . Il processo che i colleghi della procura di Milano, il legale denunciante, e le altre parti in causa prevedevano lungo e complicato (trattandosi di un magistrato), il processo, dicevo, è durato mezza mattinata. E del suo svolgimento se ne è saputo soltanto a sentenza depositata.
Vengono alla mente tante domande, ve ne basti una: quanto è costato a noi contribuenti il comportamento del signor Giuseppe Maria Blumetti?
Agli inizi (di questo blog) avevo iniziato a numerare e titolare (COSI FUNZIONA LA GIUSTIZIA NEL BEL PAESE) casi come questo ma ora mi sembra inutile. Gli episodi di mala giustizia rischiano di essere come le stelle: infiniti
Giuseppe Maria Blumetti, è il giudice della sesta sezione civile del Tribunale di Milano. Costui per ben cinque anni non ha mandato avanti un solo processo a lui affidato, tanto che ha tranquillamente confessato che sulla sua scrivania si sono accumulati 300 (trecento!) fascicoli. Inutile aggiungervi che questo magistrato ha regolarmente tenuto occupato il suo ufficio con il personale ad esso addetto, ogni mese è passato ad incassare lo stipendio, ha goduto delle ferie, ha usufruito della sua “anzianità di servizio”, insomma ha fatto si che la sua carriera andasse avanti.
A tal proposito vi ricordo che nella nostra meravigliosa Italia i magistrati avanzano di grado unicamente per anzianità, mai, dico mai, per meriti.
La cosa drammatica in questa tragicomica vicenda, sta nel fatto che il comportamento di Giuseppe Maria Blumetti non è stato sottolineato dal Palazzo di Giustizia di Milano, dove tutti sapevano tutto, ma si è arrivati a processarlo grazie alla denuncia di un avvocato (vi centellino questa notizia, proprio per farvi saltare sulla sedia con la sua conclusione).
Orbene la storia parte da lontano: da una causa di separazione legale. Esattamente dal 2001, da quando cioè il magistrato è chiamato a stabilire – sulla base di una perizia – il valore di alcuni beni attribuiti, da una precedente sentenza, ad un marito ma che la moglie aveva fatto sparire. In altre parole l’uomo,non potendo mettere le mani sui beni chiedeva di poterne monetizzare il prezzo. Nel 2003 viene depositata la perizia che fissa in 231 mila euro l’ammontare dei valori sottratti. Da qui in poi, il buio; codice alla mano il giudice (Giuseppe Maria Blumetti) ha trenta giorni per firmare la sua ordinanza. Passano i giorni, i mesi, gli anni. L’avvocato che segue la causa più volte sollecita il togato che la dovrebbe trattare, ma non ottiene nulla. A questo punto il legale si rompe le scatole e, ormai siamo arrivati al 2008, presenta un esposto al CSM (che avrebbe sospeso il magistrato dalle funzioni) ed una denuncia penale. Così il buon Giuseppe Maria viene rinviato a giudizio dal Gip di Brescia con l’accusa di “omissione di atti di ufficio”
Il 18 marzo del 2010 il giudice imputato viene processato dal CSM che – malgrado l’accusa abbia chiesto una condanna a quattro mesi – lo assolve, e questo sarebbe il meno, è incredibile la motivazione. Giuseppe Maria Blumetti nel corso del dibattimento ha confessato di non aver svolto il suo lavoro per cinque anni, ammettendo di avere nel suo ufficio trecento cause inevase, ma si è giustificato dicendo che era stato abbandonato dalla moglie e che quindi era in crisi..
Il CSM gli ha creduto e lo ha assolto per: “mancanza dell’elemento psicologico del reato” . Il processo che i colleghi della procura di Milano, il legale denunciante, e le altre parti in causa prevedevano lungo e complicato (trattandosi di un magistrato), il processo, dicevo, è durato mezza mattinata. E del suo svolgimento se ne è saputo soltanto a sentenza depositata.
Vengono alla mente tante domande, ve ne basti una: quanto è costato a noi contribuenti il comportamento del signor Giuseppe Maria Blumetti?
Agli inizi (di questo blog) avevo iniziato a numerare e titolare (COSI FUNZIONA LA GIUSTIZIA NEL BEL PAESE) casi come questo ma ora mi sembra inutile. Gli episodi di mala giustizia rischiano di essere come le stelle: infiniti
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