Lontano da me l’entrare nella
polemica “pena di morte si, pena di morte no”, ognuno la pensi come meglio
crede, ma davanti a certe circostanze non so come prenderla. Mi spiego meglio:
un uomo, negli Stati Uniti è stato condannato a morte trent’anni orsono e la pena è stata eseguita
l’altra settimana. La domanda è: si è trattato di un atto di pietà
o di crudeltà? Questo è il punto.
Protagonista Robert Waterhouse
ucciso con una iniezione letale mercoledì scorso dopo un’ora che la Corte Suprema aveva
respinto l’ultimo ricorso del condannato.
L’uomo, che aveva 60 anni, si era
reso responsabile nel 1980
in Florida (Stato nel cui carcere ha appunto trascorso
30 anni e poi vi è stato giustiziato) dello stupro con omicidio di una giovane
donna. Processato e condannato si era visto confermare la pena in Appello e nel
1982 anche dalla più alta corte Statunitense. Da allora i suoi avvocati hanno
fatto di tutto per strapparlo alla estrema condanna, ma non ci sono riusciti.
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