lunedì 7 dicembre 2009

SE E' SEMPRE DURO, NIENTE CARCERE

Corre l’obbligo di ricordare che il “Priapismo“ è una malattia (molto rara) ufficialmente riconosciuta dalla Medicina. Riconosciuta da sempre. Se qualcuno stesse a domandarsi in cosa tale patologia consista, sarà opportuno spiegare che essa non è altro che il perenne stato di erezione dell’organo riproduttivo maschile. Insomma una sorta del bossiano “celodurismo”. Premesso ciò, si legga questa simpatica vicenda accaduta nel carcere milanese.
Francesco C. nato sotto la “madunina” 36 anni fa, con precedenti per associazione per delinquere, porto e detenzione d’armi, narcotraffico, detenzione e spaccio di stupefacenti, insomma un malavitoso a tempo pieno, per due volte è riuscito a farsi scarcerare poiché il suo Priapismo – hanno sentenziato ben due giudici – non gli permette la permanenza in carcere e per questo gli hanno concesso gli arresti domiciliari. Scoperto che il furbetto pregiudicato continuava a delinquere dalle mura domestiche (trafficando in droga ed armi) un terzo giudice ci ha voluto vedere chiaro.
Ma andiamo con ordine. Francesco C. oltre ad amare la vita da pregiudicato, ha una passione sfrenata per il body building e per sua stessa ammissione, al fine di “pompare” i suoi muscoli per anni si è affidato non solo al duro lavoro della palestra, ma anche ad ogni genere di anabolizzanti. Proprio il massiccio ricorso al doping sembra abbia avuto l’imprevisto effetto collaterale, appunto il Priapismo. Soprattutto nelle ore diurne il detenuto si trova ad avere manifestazioni continue, involontarie e – sembra – assai dolorose, della propria virilità. Un…fastidio a suo dire, confermato dai suoi legali, incompatibile con il regime carcerario.
Di fronte alla sua richiesta di scarcerazione la Giustizia si divide. Nel marzo del 2008 il giovanotto, che sta scontando una pena a 4 anni di galera per spaccio di cocaina, chiede di uscire dal carcere. Il giudice gli dice di “no” lui ricorre al Tribunale del riesame che ordina una nuova perizia. Il referto del medico, dopo misurazioni, analisi e (forse) palpazioni è incontrovertibile: “il paziente è affetto da Priapismo, patologia che comporta una erezione, dolorosa, persistente ed anomala” ed il referto del dottore conclude: “la difficoltà di fronteggiare, nello stato detentivo, le esigenze di cura dell’imputato, al quale dovrebbero essere somministrati, oltre che farmaci per la specifica patologia, trattamenti compensativi di tipo psichiatrico”. In base a questo referto il Tribunale del riesame concede a Francesco C. i domiciliari da scontare presso la casa della sua convivente (la quale, si suppone, alla notizia abbia fatto veri salti di gioia). Neanche il tempo di raggiungere la compagna, che viene nuovamente arrestato per questioni di droga (sorpreso in flagrante spaccio). Ma uhn altro giudice, sempre a causa del suo indomabile apparato riproduttivo, lo rimanda ai domiciliari. Ma non finisce qui. Un mese fa, insomma nel novembre di questo 2009, il Pubblico Ministero milanese Marcello Musso chiede ed ottiene il suo arresto insieme a quello di decine di narcotrafficanti, grandi e piccoli. Inutile aggiungere che il “buon” Francesco anche al nuovo giudice fa presente la sua menomazione dovuta al Priapismo e per di più avvalora la sua richiesta presentando il referto del medico (nominato dal precedente magistrato).
Ovviamente il nostro viene sottoposto a nuova perizia medico-legale ed il giudice che ne riceve il risultato stabilisce che: “non solo lo stato di salute del C. non è incompatibile con il regime carcerario, ma i sanitari del carcere sono in gr4ado di garantire la soluzione del problema del Priapismo al suo insorgere ed in tempi rapidi”. “Anzi – aggiunge il referto – paradossalmente è meglio il carcere non potendo tale patologia essere risolta tra le mura domestiche”.
Non accade spesso (ci sono oltre otto milioni di processi che attendono di essere celebrati), ma qualche volta la Giustizia funziona. Anche se per farlo ci mette un po’ (dal marzo 2008 al novembre 2009).

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