CORDONI OMBELICALI DONATI: CHE FINE FANNO?
Ognuno di noi sa quanto preziosi siano i cordoni ombelicali che le mamme italiane donano alla Sanità nostrana per le cellule staminali superutilizzabili. I “miracoli” che si riescono fare con queste cellule è ormai universalmente noto. Orbene le ultime notizie ci informano che sui 17 mila cordoni in – per così dire – giacenza nelle diciotto banche della rete nazionale pubblica, incombe un rischio: forse sono inutilizzabili perché mal conservati.
Al congresso del Gitmo, il gruppo italiano trapianti di midollo osseo, si è levato un allarme: “su ventimila sacche congelate (le sacche corrispondono ad unità di sangue) appena tremila risultano di buona qualità in quanto conformi ai requisiti internazionali” relativi alla cellularità, cioè alla concentrazione di cellule staminali contenute. La conseguenza è che gli altri 17 mila campioni stoccati in azoto liquido, meno efficaci sul piano della riuscita del trapianto, vengono snobbati dai centri di ematologia stranieri perché ritenuti non adeguati agli standard minimi. In pratica nell’ultimo anno le richieste sono sensibilmente diminuite a favore dei cordoni, ad esempio quelli tedeschi, che garantiscono maggiore affidabilità e “cellularità”.
Alessandro Nannicosta, direttore del Centro nazionale trapianti, chiarisce: “Non è in discussione la sicurezza del materiale biologico presente nelle nostre banche. Ma gli indici di cessione all’estero sono scesi. Bisogna riqualificare l’offerta mettendo a disposizione campioni di sangue di alta qualità”.
Le sacche di sangue di qualità inferiore hanno minore possibilità di attecchimento dopo un trapianto di midollo. Un sistema da correggere, secondo Francesco Lanza, presidente della società europea di terapie cellulari e direttore del reparto ematologia dell’ospedale di Cremona. Speriamo che qualcuno lo corregga!
Ognuno di noi sa quanto preziosi siano i cordoni ombelicali che le mamme italiane donano alla Sanità nostrana per le cellule staminali superutilizzabili. I “miracoli” che si riescono fare con queste cellule è ormai universalmente noto. Orbene le ultime notizie ci informano che sui 17 mila cordoni in – per così dire – giacenza nelle diciotto banche della rete nazionale pubblica, incombe un rischio: forse sono inutilizzabili perché mal conservati.
Al congresso del Gitmo, il gruppo italiano trapianti di midollo osseo, si è levato un allarme: “su ventimila sacche congelate (le sacche corrispondono ad unità di sangue) appena tremila risultano di buona qualità in quanto conformi ai requisiti internazionali” relativi alla cellularità, cioè alla concentrazione di cellule staminali contenute. La conseguenza è che gli altri 17 mila campioni stoccati in azoto liquido, meno efficaci sul piano della riuscita del trapianto, vengono snobbati dai centri di ematologia stranieri perché ritenuti non adeguati agli standard minimi. In pratica nell’ultimo anno le richieste sono sensibilmente diminuite a favore dei cordoni, ad esempio quelli tedeschi, che garantiscono maggiore affidabilità e “cellularità”.
Alessandro Nannicosta, direttore del Centro nazionale trapianti, chiarisce: “Non è in discussione la sicurezza del materiale biologico presente nelle nostre banche. Ma gli indici di cessione all’estero sono scesi. Bisogna riqualificare l’offerta mettendo a disposizione campioni di sangue di alta qualità”.
Le sacche di sangue di qualità inferiore hanno minore possibilità di attecchimento dopo un trapianto di midollo. Un sistema da correggere, secondo Francesco Lanza, presidente della società europea di terapie cellulari e direttore del reparto ematologia dell’ospedale di Cremona. Speriamo che qualcuno lo corregga!
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