giovedì 23 giugno 2011

QUANTO COSTA UCCIDERE? SOLO 17 GIORNI DI GALERA

Il protagonista di questa vicenda che testimonia incontrovertibilmente come funzioni la Giustizia italiana è un napoletano trapiantato nel nord Italia.
Un omicidio, l’ennesima lite tra parenti. Teatro un’abitazione di Sospirolo, paesino in provincia di Belluno. E’ la sera del 29 marzo del 2006, Antonio Falco fu massacrato in casa con una decina di terribili coltellate. Su chi fosse l’omicida nessun dubbio: il cognato del morto che si chiama Aniello Fiore il quale, arrestato, rese piena ed ampia confessione specificando il movente. Antonio Falco, spesso alticcio, picchiava la sorella, che era poi la moglie del suo assassino.
In primo grado l’omicida si prese una condanna ad otto anni (il PM ne aveva chiesti 14). La scelta di un rito alternativo, cioè il rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena,, il riconoscimento delle attenuanti generiche e l’indulto, fecero si che Aniello Fiore, bidello di una scuola elementare nel bellunese, dopo solo 17 (diciassette) giorni di prigione se ne tornasse a casa ai domiciliari. Quindi i suoi avvocati ricorsero in Appello e quindi in Cassazione che ha concesso all’ex bidello un ulteriore sconto di pena, fissando definitivamente la condanna a sei anni e due mesi di galera.
Proprio a questo punto entra in ballo l’arzigogolo giuridico. Il calcolo della pena deriva infatti, nei tre gradi di giudizio, da tre fattori. Ovvero: l’attenuante della provocazione (fu il cognato ad aggredire l’omicida); l’altra consiste nella constatazione che l’assassino fosse un incensurato la terza attenuante va ricercata nel “bonus” ottenuto grazie al rito abbreviato. A tutto ciò vanno sottratti anche i due mesi già scontati da Fiore agli arresti domiciliari. Quindi 17 giorni di carcere vero, due mesi appunto ai domiciliari che vanno aggiunti allo sconto di tre anni previsto dall’indulto. Risultato: l’omicida dovrebbe passare in galera tre anni. Ma a questo punto ecco l’ennesimo salvacondotto: infatti quei tre anni costituiscono la “soglia spartiacque” per la quale possono essere chieste pene alternative al carcere, con l’affidamento ai servizi sociali. Possibilità che i difensori dell’imputato non si lasceranno certo sfuggire, ben sapendo che questo tipo di pena alternativa viene quasi sempre concesso. Risultato? L’omicida potrebbe aver finito di scontare la sua pena dietro le sbarre.

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