lunedì 5 ottobre 2009

CANONE: ECCO QUANTO ABBIAMO ARRICCHITO LA RAI

Se mai a qualcuno fosse venuto in mente di pensare che la RAI sia povera ed è per questo che così frequentemente aumenta il canone, sarà opportuno che si documenti con quanto si riporta qui sotto che non solo dimostra come tale pensiero sia errato, ma comprova come la stessa RAI si sia arricchita con i soldi degli italiani.
Orbene si è scoperto, da non molto tempo, che ammonta a più di mille (1.000) pagine l’elenco dei possedimenti di RAI spa e delle sue società controllate. Elenco peraltro reperibile utilizzando i loro codici fiscali alla banca dati del Catasto. Certo dentro ci sono tutte le proprietà più note: via Teulada, mura e terreni di Saxa Rubra a Roma, la sede di Corso Sempione a Milano, gli immobili delle sedi regionali dell’azienda, in alcuni casi anche con i loro prati all’inglese che li circondano.
Mal il patrimonio, che un quotidiano a grande tiratura è riuscito a censire, è davvero imponente:
755 fabbricati divisi in ogni provincia italiana,
857 terreni, di proprietà soprattutto di RAI, Rai way e Sipra. Per Rai way, che si occupa della trasmissione del segnale, i possedimenti sono in realtà di più, ma si tratta per lo più del diritto di superficie per le antenne, mentre la proprietà dei terreni resta in altre mani.
Come è chiaro i nostri soldi sono stati investiti in mattoni, che restano; terreni, non proprio valorizzatissimi:
281 pascoli,
173 appezzamenti ad uso seminativo (e non è noto se siano o no coltivati e, nel caso, da chi);
126 boschi, a vario titolo,
96 terreni incolti;
67 uliveti;
43 vigneti;
21 frutteti e poi altri 50 terreni divisi fra laghetti, semplici prati e perfino qualche agrumeto.
Il tutto sparso ovunque in Italia.
La RAI ha terra a Cortina, e negli arcipelaghi intorno alla Sicilia: Possiede 8 ettari in Cadore ed è latifondista in Puglia, oltre ad averne alle porte di Brescia e Bergamo come fra i casali in Umbria e Maremma.
Se ne trova traccia – solo per le grandi cifre – anche nel bilancio consolidato del 2008. Il costo storico di terreni e fabbricati lì riportato è di 515 milioni e 400 mila euro (più di mille miliardi delle vecchie lire). Ed è meglio ci si fermi qui al fine di non impelagarci in conti di rivalutazione basati su Leggi succedutesi nel tempo e che chiaramente han fatto lievitare, e non di poco, tale cifra.
Va comunque anche detto che non sempre è stato un punto di forza poter contare su questi beni immobili per la RAI, infatti sono comunque destinati ad essere i primi a finire sotto pignoramento in un qualsiasi contenzioso con chiunque, laddove non si trovassero disponibilità liquide per la bisogna.
Pur avendo tante proprietà sparse per l’Italia (i beni magari non sono nemmeno noti nel dettaglio a chi amministra l’azienda) e spesso frutto di fusioni societarie, non c’è in RAI una immobiliare specifica pronta a mettere a reddito terreni e mattoni. In qualche caso ci pensano le società controllate come la Sipra che è riuscita ad affittare due proprietà in via Teulada (a Roma) al Comune della città che peraltro non sembra essere di una puntualità svizzera nell’esborso delle relative pigioni. Sempre la Sipra affitta a terzi alcuni uffici della sua sede di Napoli.
Diversa sorte hanno i terreni che spesso vengono lasciati a se stessi. In un paio di casi sono perfino frutto di donazioni post mortem di cittadini così affezionati alla RAI di averla compresa fra i legittimi eredi. C’è un terreno in Sicilia lasciato alla Chiesa ed alla RAI e non si sa chi dei due oggi lo gestisca.
Ma a parte questi singoli casi, il resto del patrimonio è stato costituito canone dopo canone, pagato per decenni da milioni di italiani, la maggior parte dei quali non è al corrente di quanto appena detto..

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