IN ARABIA: 90 FRUSTATE AD UNA SEDICENNE
A Riad, capitale dell’Arabia Saudita, una studentessa di 16 anni è stata condannata a subire 90 frustate e scontare due mesi di prigione, per essersi ribellata – tirandogli una tazza da te – alla preside della scuola che le aveva sequestrato il telefono cellulare.
L’incidente è accaduto nel 2009 nella cittadina di Jubail, sul Mar Rosso, ed il processo si è svolto lunedì scorso nella capitale. Appresa la sentenza la “caritatevole” e “comprensiva” direttrice dell’istituto ha chiesto alla Corte (che si è riservata di decidere) che la sentenza venga eseguita all’interno della scuola da lei diretta, giustificando questa sua pretesa con la frase: “per educare gli altri studenti”.
L’Arabia Saudita è – da sempre – duramente criticata dalle organizzazioni umanitarie internazionali per la sua costante violazione dei più elementari diritti umani. La sharìa (legge islamica) vigente in quel Paese prevede l’amputazione e la decapitazione per i colpevoli di furto ed omicidio, e pene corporali anche per i reati dalla gravità quasi inesistente.
A Riad, capitale dell’Arabia Saudita, una studentessa di 16 anni è stata condannata a subire 90 frustate e scontare due mesi di prigione, per essersi ribellata – tirandogli una tazza da te – alla preside della scuola che le aveva sequestrato il telefono cellulare.
L’incidente è accaduto nel 2009 nella cittadina di Jubail, sul Mar Rosso, ed il processo si è svolto lunedì scorso nella capitale. Appresa la sentenza la “caritatevole” e “comprensiva” direttrice dell’istituto ha chiesto alla Corte (che si è riservata di decidere) che la sentenza venga eseguita all’interno della scuola da lei diretta, giustificando questa sua pretesa con la frase: “per educare gli altri studenti”.
L’Arabia Saudita è – da sempre – duramente criticata dalle organizzazioni umanitarie internazionali per la sua costante violazione dei più elementari diritti umani. La sharìa (legge islamica) vigente in quel Paese prevede l’amputazione e la decapitazione per i colpevoli di furto ed omicidio, e pene corporali anche per i reati dalla gravità quasi inesistente.
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