L’anno calata viva dentro una buca scavata alla buona, talmente piccola che la ragazza ha dovuto entrarci seduta, poi con una pala l'hanno ricoperta incuranti della terra che riempiva i polmoni di Medine Memi di 16 anni, rea di aver frequentato dei coetanei di sesso maschile. Un peccato grave, nel sud est della Turchia, l’area abitata dai Curdi profondamente influenzata dall’Islam.
Medine – sembra inutile aggiungere come la ragazzina sia morta soffocata – abitava a Kahta città di 68 mila abitanti posta in provincia di Adiyaman dove nascere femmina vuol dire sottostare a regole durissime. Camminare senza dare nell’occhio, non sorpassare mai un uomo per non dargli la possibilità di essere guardate, coprirsi il più possibile, magari con un abito sopra un altro, e soprattutto essere invisibile per non suscitare il desiderio altrui.
La famiglia accusava la povera Medine di una “gravissima” colpa: avere amici maschi. Per questo era stata già più volte massacrata di botte. All’inizio dello scorso novembre la ragazza si era presentata al locale commissariato di polizia per denunciare le percosse subite dal nonno e dagli altri maschi della famiglia. Un atto di coraggio che – purtroppo – non è bastato a salvarle la vita. Quindici giorni dopo la giovane è scomparsa. Ai vicini i parenti avevano detto che era fuggita. Stavano per farla franca se a fine gennaio 2010, alla polizia non fosse giunta una telefonata anonima che segnalava la presenza del cadavere della sventurata ragazza, sotto il pollaio della casa dove abitava. L’informatore aveva anche detto alla polizia che la decisione di assassinare la sedicenne era stata presa dal consiglio di famiglia, formato dai membre anziani e no, naturalmente tutti di sesso maschile.
I poliziotti hanno scavato e trovato il corpo di Medine con polsi e caviglie legati per impedire qualsiasi tentativo di salvezza. I risultati dell’autopsia hanno accertato che la ragazza era viva e del tutto cosciente quando è stata sepolta. Il padre ed il nonno sono stati arrestati e rischiano l’ergastolo.
Va però notato come nonostante l’inasprimento delle pene decise da Ankara nel 2005, la piaga dei “delitti d’onore” (perchè questi omicidi li chiamano proprio così) non si è fermata infatti le statistiche ufficiali dicono che in Turchia almeno una ragazza a settimana muore o si toglie la vita per volere della famiglia perché “macchiatasi” dello stesso peccato di Medine o di uno simile
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