giovedì 29 marzo 2012


A 9 ANNI  PISTOLETTA (6 cm) DI PLASTICA: DENUNCIATO
              PER  PORTO D’ARMI ABUSIVO E MINACCIE.
           
                LIBERI LA BARALDINI ED I 3 TERRORISTI
                          ESTRADATI DA GUANTANAMO

             

Oggi sarò piuttosto lungo. Vi prego leggetemi egualmente. Come potrete constatare ne vale la pena.

Un bambino di nove anni è stato denunciato dalle autorità competenti per detenzione abusiva di armi e minaccia. In realtà il piccolo aveva in pugno una pistola di plastica di 6 centimetri, vinta il giorno prima alle giostre e, a scuola, la stava facendo vedere ai suoi amichetti.

Il fatto è accaduto a novembre del 2009, nella scuola elementare di Ostia (Roma) “Capo delle Armi”, ma prima che la Procura della Repubblica si accorgesse dell’errore (come sono buono a chiamare questo episodio “errore”) sono passati ben tre anni. In quell’anno Mirko frequentava la quinta elementare e, appunto in una mattina di novembre, durante la ricreazione tira fuori il giocattolo:  la pistoletta a molla, e lo mostra agli altri scolari. Inutile dire che alcune  mamme di alunni hanno chiesto alla preside di prendere provvedimenti contro Mirko. La dirigente capisce come stanno le cose e decide (molto intelligentemente) di soprassedere. Il giorno successivo le stesse mamme vanno al Commissariato di Ostia e denunciano il fatto. Il giocattolo viene sequestrato dalla pattuglia della sezione anticrimine(!) che si reca a scuola dove prende a verbale maestra, alunni e preside e fa partire la denuncia di Mirko alla magistratura.

Nel dicembre del 2010 il Tribunale dei Minori di Roma notifica a Mirko una sentenza di “non luogo a procedere”; in pratica è ritenuto colpevole di porto abusivo di armi e minaccia, ma non lo si può processare in quanto minore dei 14 anni. E questo rimarrà a vita nella sua fedina penale. La famiglia ricorre in Cassazione e – solo l’altro ieri – l’alta Corte annulla il tutto rendendosi conto dell’imbecillità della cosa decretando che: “il fatto non sussiste” e rinvia il tutto allo stesso GIP del Tribunale dei minorenni che aveva  emesso la prima sentenza il quale si accoda alla decisione della Cassazione ed, appunto, cassa tutto.

Vi ho voluto narrare questa pazzesca vicenda soltanto perché voi l’abbiate a confrontare con quanto segue.

Credetemi non ho alcuna simpatia (anzi…) per Lele Mora, il manager di vari cantanti ed attori che è in galera da molti mesi per il reato di “bancarotta”. Ciò che vorrei capire – anche rispetto a quanto scritto sopra – coma cacchio funziona la Giustizia in questa nazione. Per un reato economico ti mettono in galera e buttano la chiave.

Al contrario se hai partecipato ad una rapina (scopo terrorismo) con relativo omicidio negli USA, vieni condannato a 40 anni, estradato in Italia, ti mettono – quasi nell’immediato – in libertà malgrado l’impegno preso dall’allora ministro della Giustizia signor Diliberto a che tu abbia a scontare l’intera pena. Si lo avrete capito mi sto riferendo al caso Baraldini.

Ma desidero sottoporvi anche un altro esempio, molto più recente: è stato scarcerato l’altro ieri per ordine della prima Corte d’Assise di Milano il libico Moez Fezzani; il 6 febbraio scorso era uscito di galera il suo connazionale Riad Nasri mentre nel febbraio del 2011 aveva riassaporato la libertà Ben Mabrouk Adel, anch’esso tunisino e messo fuori – malgrado una condanna per terrorismo – grazie al PM milanese Armando Spadaro.

Sapete chi sono questi tre?  Sono coloro che tra il novembre ed il dicembre del 2009 furono consegnati alle autorità italiane, in base ad un accordo Italia-USA, in quanto richiesti più volte dai magistrati milanesi alle autorità americane al fine di farli arrivare in Italia per poter eseguire ordinanze cautelari (insomma andavano messi in galera) a loro carico. Perché? In particolare Fezzani e Nasri avrebbero fatto parte (tra il 1997 ed il 2001) di una cellula legata al gruppo salafita per la “predicazione ed il combattimento” con base a Milano che reclutava martiri da inviare nei Paesi in guerra. Ebbene questi tre signori caddero, in Afghanistan, nelle reti dell’antiterrorismo USA che li imprigionò a Guantanamo e da qui, come accennato,  dopo qualche anno, furono rispediti in Italia su pressante richiesta e dopo un accordo Berlusconi-Obama.

Riassumo: questo Paese che denuncia un ragazzino di nove anni per una pistoletta di plastica che misura sei centimetri per “porto abusivo d’armi e minaccia”. Questo Paese  che che tiene in galera da molti mesi per il reato di “bancarotta” Lele Mora: Questo Paese è lo stesso che mette in libertà una donna condannata a 40 anni (e restituita all’Italia con l’impegno di farle scontare per intero la pena) per rapina a fini di terrore e tre nordafricani certamente implicati nel terrorismo orientale e che dagli americani furono fatti prigionieri mentre combattevano nelle file dei talebani e rinchiusi a Guantanamo perché ritenuti terroristi.

Commenti? Bah! Fate voi, se volete. Comunque non posso che dire “Evviva la Giustizia italiana”:

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