Il tutto nasce dalla scoperta che
un team di ricercatori britannici ha fatto riuscendo a fermare una malattia neurologica in test su animali legata ai prioni
“riprogrammando” le loro cellule destinate a morire. Resa nota sulla rivista
scientifica Nature, la ricerca è opera
di Giovanna Mallucci, della University of Leicester, e dei suoi collaboratori.
La scienziata si è accorta che i
neuroni malati e nei quali si accumulano i prioni, siano destinati a morire
poiché smettono di produrre proteine. L’esperta ha così pensato che, riattivando la “catena di
montaggio” di produzione di proteine,
potesse strappare le cellule al loro destino di morte. E questo si è
verificato, con il risultato non solo che i neuroni non muoiano più, ma che i
topolini da laboratorio infettati con la malattia prionica, vivono più a lungo
ed il decorso della sindrome si arresta. Poiché il processo risulta essere
comune a molte malattie neurovegetative, la prospettiva che ne consegue è che
con un unico farmaco si possano curare alcune di esse.
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