Un piccolo romeno di 6 anni, strappato dalle braccia della madre, in patria, affidato da prima ad una nonna indifferente, poi portato in Italia dal padre come merce da contrabbandare: e qui affidato alle cure del figlio della convivente dell’uomo di anni 8 (il figlio, non la donna...), incaricato di picchiarlo con la cintura dei pantaloni o sbattendogli la testa contro il muro se non avesse obbedito agli ordini di andare a rubare o, cosa molto più frequente, a chiedere l'elemosina.
La mamma della sventurata creatura, giunta in Italia alla sua ricerca, era costretta a pagare al marito un “pizzo” che andava dagli 800 ai mille euro al mese all’uomo ed alla sua convivente, solo per avere la possibilità di vedere il figlio.
L’unica stilla di normalità concessa alla creatura era la frequentazione di una scuola a Roma dove veniva regolarmente accompagnato dal suo “carceriere”. La salvezza è stata proprio la direttrice della scuola la quale, non vedendo il ragazzino tranquillo, ha fatto qualche indagine ed ha aiutato la polizia municipale della Capitale, ad individuare la “prigione” che era a Sonnino, un piccolo centro in provincia di Latina.
La mamma della sventurata creatura, giunta in Italia alla sua ricerca, era costretta a pagare al marito un “pizzo” che andava dagli 800 ai mille euro al mese all’uomo ed alla sua convivente, solo per avere la possibilità di vedere il figlio.
L’unica stilla di normalità concessa alla creatura era la frequentazione di una scuola a Roma dove veniva regolarmente accompagnato dal suo “carceriere”. La salvezza è stata proprio la direttrice della scuola la quale, non vedendo il ragazzino tranquillo, ha fatto qualche indagine ed ha aiutato la polizia municipale della Capitale, ad individuare la “prigione” che era a Sonnino, un piccolo centro in provincia di Latina.
I vigili urbani capitolini, comandati da Antonio Di Maggio, hanno forzato l’uscio di ingresso del tugurio ed hanno scoperto la stanza dove il piccolo romeno: minuto, cresciuto poco perché mal nutrito, capelli mori ed occhi azzurri su una carnagione chiara, viveva rinchiuso e con la sola compagnia di un cagnolino, con i pasti portati due volte al giorno da un’altra romena. Del padre e della sua convivente con relativo figlio, nessuna traccia: erano tornati (momentaneamente) in Romania.
La pazienza ha premiato i bravi vigili che non appena l’uomo, che ha 35 anni, è rientrato in Italia, lo hanno arrestato scoprendo così che era già stato condannato per vari reati contro il patrimonio, che si nascondeva in un casale diroccato nei pressi di Cinecittà e che viveva di espedienti e dei soldi spillati fino all’ultimo giorno alla mamma del piccolo e dai proventi che gli venivano dasll'elemosina che questo era costretto a chiedere per alcune ore al giorno. Ora la donna è più serena, ha riavuto la sua creatura anche se, ha detto: “Ho ancora paura, non voglio riperdere mio figlio”, ma è stata rassicurata. Intanto la polizia è in attesa della convivente dell’uomo arrestato in quanto anche lei finirà in galera in quanto complice nel reato di “sequestro di persona”.
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