martedì 12 gennaio 2010

COSI FUNZIONA LA GIUSTIZIA NEL BEL PAESE (26)

Come noto Dakar è la capitale del Senegal. In questa città era diretto (con biglietto aereo di sola andata) Khadim, un senegalese sfiancato da otto anni di clandestinità in Italia, da un sogno mai realizzato e consistente nel trovare un datore di lavoro che, mettendolo in regola, gli avrebbe permesso di esistere con il suo nome e cognome oltre che con la sua faccia sui documenti. Pochi passi e ce l’avrebbe fatta: si sarebbe imbarcato (all’aereoporto di Fiumicino) su un areo diretto nella sua mai dimenticata Dakar. Ma non è andata così grazie alla becera Burocrazia, lo straniero ora è in galera.
Ma entriamo nei dettagli di questa incredibile vicenda che inizia proprio quando sembrava finita, quando cioè il senegalese si presenta all’aereoporto di Fiumicino deciso a lasciare questo Paese nel quale ha trovato solo porte chiuse e tanta vita stentata, condotta nell’attesa di un permesso di soggiorno mai arrivato.
In sostanza quello che sta per vivere è un…sogno al contrario, segue una direzione opposta a quella dei suoi connazionali che sfidano i mari per approdare sulle nostre coste. Lui è pentito, vuole tornare a casa, non ce la fa più a vivere come un disperato. Alcuni amici italiani, a seguito di una colletta, gli hanno comprato il biglietto aereo, Khadim vuole riabbracciare la famiglia e chiudere i conti con la vita da clandestino.
E’ lì, a pochi passi dall’aereo, ma viene arrestato. All’inizio il senegalese non capisce, sa di non aver mai infranto la Legge, ha cambiato mille lavori ma erano tutti onesti. Il Volo parte con le sue speranze sotto i suoi occhi e lui viene portato e rinchiuso nel carcere di Civitavecchia. E’ qui che si rende conto della beffa che il destino gli ha riservata: è rimasto vittima dell’ottusa applicazione della Legge che lo rispedirà in Senegal (a spese dello Stato Italiano) dopo sette mesi di carcere. Se non bastasse il medesimo Stato italiano gli pagherà. Oltre al biglietto aereo, anche gli avvocati di ufficio. Infatti ai sette mesi di condanna la Burocrazia è giunta sommando le pene inflitte a Khadim (che non ne sapeva assolutamente nulla) in quanto clandestino era stato colpito da vari decreti di espulsione ai quali lui – non essendone a conoscenza – non aveva ottemperato.
Lui in realtà se ne stava andando e – solo per caso – non è riuscito a salire su quell’aereo. Ora lo Stato lo dovrà mantenere per sette mesi (un carcerato costa oltre 400 euro al giorno) ed in più, oltre che le spese legali, alla fine della pena, gli dovrà pagare anche il biglietto di ritorno.
Lo straniero, non trovando altra via d’uscita, ha pensato bene, per aggirare l’idiota Burocrazia, di chiedere l’espulsione, ma qui altra strada chiusa: la sua richiesta di lasciare l’Italia è stata respinta dai magistrati. Decisione questa dettata dal presupposto della Legge in vigore, che dice che la misura alternativa non può essere concessa a chi non ha ottemperato all’espulsione. L’assurdo è tutto qui.
Angiolo Marroni è il garante dei detenuti del Lazio ed ha denunciato la paradossale vicenda. Ma voi veramente credete che Khadim uscirà dal carcere di Civitavecchia prima di sette mesi? No lo Stato spenderebbe molti soldi (nostri) in meno se così fosse. Ecco spiegata la ragione per cui sconterà l'intera pena.

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