venerdì 15 gennaio 2010

QUANDO LA GIUSTIZIA FUNZIONA UCCIDE IL MARITO NEONAZISTA: ASSOLTA

Il 9 dicembre del 2008 Amber Cummings, abitante con il marito James G. Cummings II a Belfast, cittadina nello stato Usa del Maine, uccise nel sonno il coniuge sparandogli una revolverata alla testa. La donna venne subito arrestata dalla polizia locale e processata. Sentenza: non dovrà scontare neanche un giorno di carcere. Motivazione: legittima difesa.
Amber, infatti, subito dopo l’arresto dichiarò alla polizia fu che doveva difendere sia se stessa che la figlia Claire, che allora aveva nove anni dalle violenze dell’uomo. La donna all’uscita del tribunale è stata accolta dall’applauso dei sostenitori che sventolavano cartelli con scritto “Free Amber” come dire “Ambra libera”.
Nel corso del processo è venuta alla luce la vita infernale alla quale madre e figlia venivano sottoposte con ogni genere di violenza psichica ed a torture sessuali e fisiche da parte del rispettivo marito e padre. Per anni Amber ha dovuto subire l’ossessione di James per l’ideologia nazista, con tanto di collezione di cimeli, alla quale si affiancavano le passioni per armi e pedo-pornografia. Tutto questo in quanto l’uomo non avendo necessità di lavorare (era infatti erede di una rendita annuale pari a 10 milioni di Euro) trascorreva il suo tempo immerso nelle fantasie razziste, autoritarie, paranoiche che copiava – leggendo libri ad hoc – dai comportamenti del suo fuhrer.
La situazione in famiglia, è precipitata con l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Barack Obama che odiava in quanto di colore. Da qui la decisione folle di costruire in casa una bomba nucleare “sporca” per commettere un attentato. A marzo del 2009 è stata resa nota la notizia che nell’abitazione dei Cummings la polizia aveva rinvenuto materiale radioattivo tra cui, Uranio, acquistato su Internet.
Eric Morse, l’avvocato di Amber, ha detto alla Corte che James “era la personificazione stessa del Male”. Portando poi le prove della condotta prevaricatrice e violenta dell’uomo sulle sue due donne, e supportandole con testimonianze inoppugnabili, il legale è riuscito a far assolvere la sua cliente che la Corte ha deciso aver agito, la donna, per legittima difesa.

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