Nella speranza che ognuno di voi abbia trascorso delle Feste super, da oggi questo blog ritorna. Non ditemi che le accennate festività ancora non sono finite: c'è la Befana. Ma sapete meglio di me che questa ricorrenza riguarda solo le nostre parenti (tranne la mamma) e tutte le donne, oltre che i bimbi.
Qualche modifica per il nuovo anno. Orbene fino ad ora vi sarete resi conto che ho sempre scritto in maniera impersonale, bene da oggi intendo farlo in prima persona nel senso, cari affezionati visitatori, che mi rivolgerò direttamente a voi.
Detto ciò desidero aggiungere, anzi ribadire, che questo blog continuerà a non occuparsi di politica ma semplicemente di Costume, Società, vita quotidiana e quant'altro possa attrarre la vostra attenzione tranne - ripeto - la politica. Naturalmente mi occuperò anche di quelle cose che in questo Bel Paese continuano a non andare.
Spero questo vi soddisfi e vi...moltiplichi.
Dài, lasciatemelo un po' di egocentrismo.
L’EDITORIA
Gli sprechi pubblici vanno denunciati e colpiti, ma solo se riguardano gli altri. Le associazioni che difendono i consumatori si guardano bene, infatti, dal combattere le elargizioni statali a favore dell’editoria di cui sono beneficiarie.
Ad inserirle nell’elenco è una Legge del 30 luglio 1998 che prevede un sostegno alle pubblicazioni di associazioni di consumatori diffuse a livello nazionale. Ecco qualche dato riferito all’anno 2004: poco più di 60 mila euro al “Movimento difesa del cittadino”; 22 mila alla “Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori”; 75 mila all’Adiconsum; quasi 40 mila al Codacons e 22 mila all’Adusbef.
I BILANCI
Il numero magico è 28 mila. Se non ci arrivi, per lo Stato non esisti e non prendi un euro di finanziamento pubblico. E visto che si tratta di un numero magico sono ammessi i trucchi. Come quello di considerare iscritto a vita ed in eterno (quindi anche a morte avvenuta…) chi ha aderito e pagato la quota associativa anche una sola volta.
Un espediente ammesso, qualche tempo fa, da Carlo Rienzi, presidente del Codacons, mentre il presidente di “Altroconsumo” Paolo Martinello ha definito il criterio di accreditamento delle associazioni (a difesa dei consumatori) “un colabrodo pazzesco”.
Ma perché ciò accade? Semplice: chi non rappresenta lo 0,5 per mille della popolazione non accede ai finanziamenti pubblici.
CONCILIAZIONE
Un’altra prova che le vesti di moralizzatori della spesa pubblica stiano un po’ strette alle associazioni che difendono i consumatori, viene dalle attività di conciliazione. Istituto benemerito poiché consente di risolvere contrasti tra imprese, o tra imprese e consumatori, evitando un lungo e dispendioso iter giudiziario. A sostegno di questa loro attività le associazioni hanno ottenuto nell’ottobre del 2006 un Decreto che elargiva 3 milioni e 400 mila euro per: “la creazione di sportelli pilota per l’attività di informazione” e 3 milioni per: “assistere i consumatori nelle procedure Adr”.
Gli sprechi pubblici vanno denunciati e colpiti, ma solo se riguardano gli altri. Le associazioni che difendono i consumatori si guardano bene, infatti, dal combattere le elargizioni statali a favore dell’editoria di cui sono beneficiarie.
Ad inserirle nell’elenco è una Legge del 30 luglio 1998 che prevede un sostegno alle pubblicazioni di associazioni di consumatori diffuse a livello nazionale. Ecco qualche dato riferito all’anno 2004: poco più di 60 mila euro al “Movimento difesa del cittadino”; 22 mila alla “Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori”; 75 mila all’Adiconsum; quasi 40 mila al Codacons e 22 mila all’Adusbef.
I BILANCI
Il numero magico è 28 mila. Se non ci arrivi, per lo Stato non esisti e non prendi un euro di finanziamento pubblico. E visto che si tratta di un numero magico sono ammessi i trucchi. Come quello di considerare iscritto a vita ed in eterno (quindi anche a morte avvenuta…) chi ha aderito e pagato la quota associativa anche una sola volta.
Un espediente ammesso, qualche tempo fa, da Carlo Rienzi, presidente del Codacons, mentre il presidente di “Altroconsumo” Paolo Martinello ha definito il criterio di accreditamento delle associazioni (a difesa dei consumatori) “un colabrodo pazzesco”.
Ma perché ciò accade? Semplice: chi non rappresenta lo 0,5 per mille della popolazione non accede ai finanziamenti pubblici.
CONCILIAZIONE
Un’altra prova che le vesti di moralizzatori della spesa pubblica stiano un po’ strette alle associazioni che difendono i consumatori, viene dalle attività di conciliazione. Istituto benemerito poiché consente di risolvere contrasti tra imprese, o tra imprese e consumatori, evitando un lungo e dispendioso iter giudiziario. A sostegno di questa loro attività le associazioni hanno ottenuto nell’ottobre del 2006 un Decreto che elargiva 3 milioni e 400 mila euro per: “la creazione di sportelli pilota per l’attività di informazione” e 3 milioni per: “assistere i consumatori nelle procedure Adr”.
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