Si, proprio così, nella nostra bella Italia accade anche questo. Leggete e – come dice Renzo Arbore – meditate.
Alla foce del fiume Misa, a ridosso del centro storico di Senigallia, cittadina in provincia di Ancona, il pensionato Giulio Fibbi non ha creduto ai suoi occhi quando il messo comunale ha bussato alla sua porta consegnandogli l’ordinanza del sindaco contenente un ordine perentorio: “via dal suo terrazzo tricolore e relativa asta entro 15 giorni”. Il motivo? Ben specificato:
“l’area è sottoposta a vincolo ambientale ex lege 1497/39 … che interessa i prospetti dei fabbricati che si affacciano sul fiume Misa. L’asta e la bandiera risultano visibili da un intorno molto vasto, che dal centro della città, alla stazione ferroviaria al lungomare, ed al lungo fiume, interferendo in quest’ultimo caso con il vincolo ambientale derivante dal decreto ministeriale 14/09/1960 sopra citato”.
Un chiarimento il testo (compreso “intorno molto vasto”!) dell’ordinanza è stato qui riportato fedelmente. Lo dico perché non vorrei che qualcuno pensasse che io abbia dimenticato la mia lingua abbia martirizzato la sua sintassi, preoccupandomi anche di distribuire a caso virgole, punti e quant’altro. Insomma l’ignorante non sono io (almeno in questo caso). Ma andiamo avanti. Già perché non è finita qui.
Al povero Fibbi è stata contestata anche un’altra grave inadempienza, eccola: non ha presentato la DIA (Dichiarazione di Inizio Attività). Si, perché piazzare un’asta con una bandiera nazionale a casa propria, secondo i dirigenti del Comune di Senigallia, rappresenta una vera “attività edilizia” e proprio per questo i due funzionari che hanno firmato l’ordinanza a nome del sindaco, ne hanno inviato copia alla Soprintendenza alle Belle Arti di Ancona ed anche alla Prefettura, per i provvedimenti del caso.
Un’ultima doverosa annotazione: se il provvedimento non verrà eseguito, dipendenti del Comune potranno entrare in casa di un privato cittadino ed abbattere asta e bandiera tricolore (per la quale sono morte centinaia di m igliaia di persone): deturpano il paesaggio.
Alla foce del fiume Misa, a ridosso del centro storico di Senigallia, cittadina in provincia di Ancona, il pensionato Giulio Fibbi non ha creduto ai suoi occhi quando il messo comunale ha bussato alla sua porta consegnandogli l’ordinanza del sindaco contenente un ordine perentorio: “via dal suo terrazzo tricolore e relativa asta entro 15 giorni”. Il motivo? Ben specificato:
“l’area è sottoposta a vincolo ambientale ex lege 1497/39 … che interessa i prospetti dei fabbricati che si affacciano sul fiume Misa. L’asta e la bandiera risultano visibili da un intorno molto vasto, che dal centro della città, alla stazione ferroviaria al lungomare, ed al lungo fiume, interferendo in quest’ultimo caso con il vincolo ambientale derivante dal decreto ministeriale 14/09/1960 sopra citato”.
Un chiarimento il testo (compreso “intorno molto vasto”!) dell’ordinanza è stato qui riportato fedelmente. Lo dico perché non vorrei che qualcuno pensasse che io abbia dimenticato la mia lingua abbia martirizzato la sua sintassi, preoccupandomi anche di distribuire a caso virgole, punti e quant’altro. Insomma l’ignorante non sono io (almeno in questo caso). Ma andiamo avanti. Già perché non è finita qui.
Al povero Fibbi è stata contestata anche un’altra grave inadempienza, eccola: non ha presentato la DIA (Dichiarazione di Inizio Attività). Si, perché piazzare un’asta con una bandiera nazionale a casa propria, secondo i dirigenti del Comune di Senigallia, rappresenta una vera “attività edilizia” e proprio per questo i due funzionari che hanno firmato l’ordinanza a nome del sindaco, ne hanno inviato copia alla Soprintendenza alle Belle Arti di Ancona ed anche alla Prefettura, per i provvedimenti del caso.
Un’ultima doverosa annotazione: se il provvedimento non verrà eseguito, dipendenti del Comune potranno entrare in casa di un privato cittadino ed abbattere asta e bandiera tricolore (per la quale sono morte centinaia di m igliaia di persone): deturpano il paesaggio.
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