lunedì 4 gennaio 2010

COSI FUNZIONA LA GIUSTIZIA NEL BEL PAESE (25)

Comunicazione di servizio.
Apprezzati ed apprezzabili visitatori, oggi sento il dovere di darvi un minimo di spiegazione. Su cosa? Semplice: vi sarete meravigliati che dopo un brevissimo periodo di vacanza (natalizia) che mi sono preso, ho ricominciato a scrivere di sabato ed ho anche continuato la domenica successiva, cioè ieri. Orbene, nella sostanza l'ho fatto perchè sentivo troppa nostalgia...resta comunque la circostanza secondo la quale - come da sempre - vi servirò nuovi post dal lunedì al venerdì, sempre che ci siano notizie degne di voi. Qualora in uno di questi giorni non troviate nulla da leggere, vorrà dire che di novità "sfiziose" proprio non ne ho trovate. Veniamo alla notizia di oggi.
Diciassette anni per definire il contenzioso sull’acquisto di un’auto. Il primato è stato messo a segno a Pieve dei Cadore (Belluno) e la poco onorevole medaglia per la sentenza-lumaca va a Carlo Sangiorgio, magistrato ordinario cui il Ministero ha chiesto di risarcire la pessima immagine che ha dato della Giustizia, senza peraltro riuscirci.
La vicenda.
Nel settembre del 2005 la Corte d’Appello di Trento aveva condannato l’Amministrazione Giudiziaria a rifondere il danno per l’eccessiva durata delle controversie civili incardinate presso l’allora Pretura di Pieve di Cadore. Le pratiche in questione risalivano al 20 giugno 1985 ed al 31 gennaio 1986, entrambe assegnate al Sangiorgio che continuava a rimandare la soluzione dei contenziosi, durati rispettivamente 17 e 15 anni. I due malcapitati cittadini – a suo tempo – hanno presentato ricorso ed ottenuto un risarcimento rispettivamente di 2 mila e 4 mila euro, oltre alle spese processuali.
La prima causa, in particolare, era durata tanto da sopravvivere alla stessa auto: l’iscrizione a ruolo risaliva al 1985 la definizione della sentenza è arrivata nel 2002, a macchina già rottamata. Per arrivare alla prima udienza ci sono voluti sei anni. Solo nel 1992 la causa passa a Sangiorgio che fissa la successiva udienza al 7 marzo 1995 e via via così, fino al deposito della sentenza appunto – come accennato – avvenuto nel 2002, cioè dopo altri sette anni.
“Così il procedimento civile è durato complessivamente 17 anni” scrive la Corte “mentre avrebbe potuto concludersi in non più di tre”. I magistrati contabili hanno avuto gioco facile nel riconoscere “la condotta gravemente colposa del convenuto” e condannare il Sangiorgio a ripagare il danno erariale di circa 5 mila euro. Non hanno potuto fare altrettanto per il danno all’immagine da loro valutato in 30 mila euro. Quello se lo tiene la Giustizia italiana!

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