In questo periodo si parla, straparla, discute, si bisticcia, ci si attacca, su un solo argomento: “Le intercettazioni”. Fermo restando che da quando ho iniziato questo mio blog ho promesso – e lo ribadisco ogni volta – di non trattare mai di politica e altrettanto “fermo restando” che resto legato a questa convinzione, oggi desidero fornirvi – come sempre – alcuni dati sui quali meditare. Che poi le intercettazioni siano giuste, non lo siano; legali o non legali; necessarie o non necessarie, che venga votato o non votato il ddl (decreto di legge) che ne cambia la disciplina, credetemi: “nun me ne po’ fregà de meno” (come dicono a Roma). Desidero solo darvi alcune informazioni dalle quali trarrete le vostre conclusioni.
Tra il 2003 ed il 2009 il Ministero competente ha pagato per questo servizio un miliardo ed 800 milioni di euro ed altri 700 milioni sono stati fatturati ma non ancora liquidati. Un totale quindi di 2 miliardi e mezzo di euro (circa cinque mila miliardi, ripeto cinque mila miliardi delle vecchie lirette).
A questo punto desidero che teniate sempre, ma proprio sempre presente che i denari che i Ministeri sborsano a qualsiasi titolo, sono nostri, sono soldi pubblici che provengono dalle tasse che paghiamo su tutto, ma proprio su tutto.
Ma ritorniamo all’argomento.
Se si considera che ci sono Procure della Repubblica che pagano le attrezzature (per intercettare) sei volte più di altre, mi par di poter considerare come ci sia qualcosa che non quadri. A parte ciò qualcuno dovrebbe spiegarci che senso hanno per una sola indagine 187 mila ore di registrazioni telefoniche e 3.600 ore di registrazioni ambientali: per ascoltare tutto questo materiale sarebbero necessari 7.791 giorni pari a 21 anni e poi, lascio immaginare a voi quanto tempo (e che spesa) occorrerebbe per trascriverle e metterle nei faldoni giudiziari. Caso limite? Non tanto, infatti va considerato che il 70% delle intercettazioni (e quindi del loro costo) è disposto da cinque Procure: Palermo, Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro e Milano. Ma qualcuno ci spieghi: ma a Roma o Catania, non si delinque.
Mi fermo qui, sempre perché ho un profondo rispetto del vostro umore e rendervelo…cattivo mi dispiace.
Tra il 2003 ed il 2009 il Ministero competente ha pagato per questo servizio un miliardo ed 800 milioni di euro ed altri 700 milioni sono stati fatturati ma non ancora liquidati. Un totale quindi di 2 miliardi e mezzo di euro (circa cinque mila miliardi, ripeto cinque mila miliardi delle vecchie lirette).
A questo punto desidero che teniate sempre, ma proprio sempre presente che i denari che i Ministeri sborsano a qualsiasi titolo, sono nostri, sono soldi pubblici che provengono dalle tasse che paghiamo su tutto, ma proprio su tutto.
Ma ritorniamo all’argomento.
Se si considera che ci sono Procure della Repubblica che pagano le attrezzature (per intercettare) sei volte più di altre, mi par di poter considerare come ci sia qualcosa che non quadri. A parte ciò qualcuno dovrebbe spiegarci che senso hanno per una sola indagine 187 mila ore di registrazioni telefoniche e 3.600 ore di registrazioni ambientali: per ascoltare tutto questo materiale sarebbero necessari 7.791 giorni pari a 21 anni e poi, lascio immaginare a voi quanto tempo (e che spesa) occorrerebbe per trascriverle e metterle nei faldoni giudiziari. Caso limite? Non tanto, infatti va considerato che il 70% delle intercettazioni (e quindi del loro costo) è disposto da cinque Procure: Palermo, Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro e Milano. Ma qualcuno ci spieghi: ma a Roma o Catania, non si delinque.
Mi fermo qui, sempre perché ho un profondo rispetto del vostro umore e rendervelo…cattivo mi dispiace.
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