Ho avuto la tentazione di “battezzare” questa notizia come la “Chissenefrega 2”, ma poi mi sono ricreduto e sapete perché? Perché ritengo che se un gruppo di scienziati ha perso tempo a stabilire quanto segue e ritenere che sia importante, beh, allora mi par di poter supporre che tanto scienziati non siano. Ecco, seguitemi e – soprattutto – ditemi se la mia sensazione è errata.
Dicono i ricercatori delle università del Missouri e dell’Ohio: “mettiamo via per un attimo i ricordi dei libri di Storia e ripensiamo ai giganti della preistoria: erano davvero dei mostri sia per altezza che per le loro dimensioni totali”, gli scienziati, specializzati in Paleontologia, hanno inoltre dichiarato che sarà necessario e doveroso riscrivere i testi restituendo, appunto riscrivendoli, ai giganti preistorici almeno 30 (trenta) centimetri in più.
Descrivendo i loro studi hanno anche spiegato che sono arrivati a tale conclusione partendo dalla dimensione – misurata nei fossili – della cartilagine dei bestioni. Secondo Casey Holliday, autore dello studio pubblicato su PLoSOne (è scritto proprio così), le estremità delle ossa degli arti come tibie e femori presentano zone molto rugose e cavità, rivelando come fossero circondate da un maggior numero di vasi sanguigni. Di qui l’ipotesi del prof. Holliday e cioè che le vene alimentassero strati di cartilagine molto più consistenti di quanto ricostruito dai paleontologi fino ad oggi. I ricercatori delle due università affermano, all'unisono, anche che: “Questa sarebbe una novità che potrebbe modificare anche le conoscenza sulla postura e la velocità di alcune specie”. Ad esempio – stando ai calcoli di Holliday – gli arti del Branchiosauro, enorme erbivoro vissuto nel Giurassico superiore e che misurava 14 metri di altezza, potevano essere lunghi circa un metro di più e risultare ancora più spaventosi.
In poche parole dovremmo riscrivere i testi di Paleontologia perché è stato scoperto che, forse, un Branchiosauro (o qualche altro maxisauro) era alto non quanto abbiamo creduto finora, ma da trenta centimetri ad un metro in più.
Ma tutto questo vi sembra normale e degno di essere chiamato un: “approfondito studio-ricerca fatto da scienziati ricercatori di due università”? Cosa cambia nelle nostre conoscenze? Cosa le stravolge al punto di sentirsi dire che dovremmo riscrivere i testi di Pleontologia? Capirei il problema se fino a ieri avessimo saputo che il Branchiosauro fosse stato alto un paio di metri ed oggi scopriamo che ne misurava oltre 14, ma le cose stanno in modo leggermente diverso: sappiamo dei suoi 14 metri di altezza (ed alcune tonnellate di peso) e scopriamo, invece, che (forse) i metri erano 14,30 o 15, che cambia?
Dicono i ricercatori delle università del Missouri e dell’Ohio: “mettiamo via per un attimo i ricordi dei libri di Storia e ripensiamo ai giganti della preistoria: erano davvero dei mostri sia per altezza che per le loro dimensioni totali”, gli scienziati, specializzati in Paleontologia, hanno inoltre dichiarato che sarà necessario e doveroso riscrivere i testi restituendo, appunto riscrivendoli, ai giganti preistorici almeno 30 (trenta) centimetri in più.
Descrivendo i loro studi hanno anche spiegato che sono arrivati a tale conclusione partendo dalla dimensione – misurata nei fossili – della cartilagine dei bestioni. Secondo Casey Holliday, autore dello studio pubblicato su PLoSOne (è scritto proprio così), le estremità delle ossa degli arti come tibie e femori presentano zone molto rugose e cavità, rivelando come fossero circondate da un maggior numero di vasi sanguigni. Di qui l’ipotesi del prof. Holliday e cioè che le vene alimentassero strati di cartilagine molto più consistenti di quanto ricostruito dai paleontologi fino ad oggi. I ricercatori delle due università affermano, all'unisono, anche che: “Questa sarebbe una novità che potrebbe modificare anche le conoscenza sulla postura e la velocità di alcune specie”. Ad esempio – stando ai calcoli di Holliday – gli arti del Branchiosauro, enorme erbivoro vissuto nel Giurassico superiore e che misurava 14 metri di altezza, potevano essere lunghi circa un metro di più e risultare ancora più spaventosi.
In poche parole dovremmo riscrivere i testi di Paleontologia perché è stato scoperto che, forse, un Branchiosauro (o qualche altro maxisauro) era alto non quanto abbiamo creduto finora, ma da trenta centimetri ad un metro in più.
Ma tutto questo vi sembra normale e degno di essere chiamato un: “approfondito studio-ricerca fatto da scienziati ricercatori di due università”? Cosa cambia nelle nostre conoscenze? Cosa le stravolge al punto di sentirsi dire che dovremmo riscrivere i testi di Pleontologia? Capirei il problema se fino a ieri avessimo saputo che il Branchiosauro fosse stato alto un paio di metri ed oggi scopriamo che ne misurava oltre 14, ma le cose stanno in modo leggermente diverso: sappiamo dei suoi 14 metri di altezza (ed alcune tonnellate di peso) e scopriamo, invece, che (forse) i metri erano 14,30 o 15, che cambia?
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