Dal 1996 nel carcere di Altamura, in provincia di Bari, è rinchiuso Antonio Merletto, condannato a quattro anni e mezzo per il più infame dei reati: lo stupro della figlia.
La denuncia per i presunti abusi arriva quando questo papà si oppone con tutte le sue forze alla relazione della figlia con un noto pregiudicato della zona. A seguito della condanna del genitore lei si pente. Scrive centinaia di lettere nelle quali comunica a tutti (autorità, magistrati, amici e parenti) che: "la mia vita è finita il giorno stesso in cui ho accusato ingiustamente mio padre". Per questo la ragazza viene rinviata a giudizio - dal tribunale dei minorenni di Taranto - perchè ritenuta responsabile del reato di calunnia nei confronti del papà.
Infatti, recita il rinvio "Il giudice ritiene inattendibile il racconto (dello stupro) fatto dalla ragazza". In altre parole vuol dire che quel magistrato minorile, ritiene di aver fatto la massima chiarezza sull'episodio stabilendo la calunnia della figlia e quindi l'assoluta innocenza del padre. Sembra inutile aggiungere come Antonio Merletto stia ancora in galera.
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