martedì 19 maggio 2009

Parole ricompensate a peso d'oro

Oggi si vuole informare gli aficionados di questo blog, di una cosa che certamente pochi di loro sanno: quanto guadagnano i capi di Stato e di Governo una volta che non ricoprono più la loro funzione? E - come sempre - si fanno nomi, cognomi e costi (cioè numeri, quelli che non ingannano mai).
Iniziamo dall'ex primo ministro inglese Tony Blair. Orbene, da quando ha lasciato Downing street, gli sono entrati in tasca sedici milioni e mezzo di Euro. Come? semplice facendo conferenze. Ad esempio due discorsi di mezz'ora l'uno gli hanno fruttato 440 mila Euro. E' stato inoltre calcolato che ogni minuto di conferenza il buon Blair guadagna 7.330 Euro. Addirittura c'è qualcuno che si è preso la briga (od il fastidio?) di calcolare quanto sono venute a costare alcune sue frasi. Esempio: "la politica è davvero importante, ma una serie di cose che vi accadono non vanno bene" è stata pagata 1.170 Euro. "La religione può essere una fonte di ispirazione, o una scusa per il male" compensata con 1.025 Euro, e via di questo passo, fino a scendere (si fa per dire) agli 880 Euro per: "Aiutare le persone è una nobile professione, ma non nobile perseguirle"
Ma l'ex presidente americano Bill Clinton non gli è certo da meno, da quando ha lasciato la casa bianca risulta aver guadagnato anche lui una barca di milioni riscuotendo 110 mila Euro a conferenza, comunque di certo non ha raggiunto le cifre del buon Blair.
Fra l'altro risulta che - al contrario dell'ex premier inglese - Bill Clinton - abbia volontariamente abbassato il cachet dei suoi impegni conferenzieri proprio per la crisi economica che sta attanagliando l'intero pianeta.
Medesima cifra - a conferenza - cioè 110 mila Euro, incassa George W. Bush il quale non si sa ancora se si darà alle conferenze, per ora ne ha tenute alcune allo stesso...prezzo del suo collega e coetaneo (hanno entrambi 62 anni) Bill Clinton.
Beh, insomma, di certo questa gente una volta ritirata dalla politica attiva, ha trovato il sistema per non rischiare di morire di fame.

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