martedì 14 luglio 2009

Come funziona l'Alta Giustizia

Oggi questo scritto per necessità di informazione, non può essere breve. Ciò in quanto la materia è composita e delicata. In compenso chi avrà tempo, pazienza e desiderio di leggerlo fino in fondo, alla fine farà parte di un ristretto numero di persone che in Italia sono a conoscenza di come funzioni la Giustizia al suo più alto livello. E, credetelo, l’argomento merita. Fermo restando che al termine della lettura chiunque vi riconoscerà il diritto di…inquietarvi e chiedervi se una Riforma al riguardo non sarebbe più che necessaria.
Secondo l’articolo 134 della Costituzione Italiana, il compito del Presidente e dei quindici giudici della Corte Costituzionale (o Consulta) dovrebbe essere la difesa della Carta fondamentale e dei suoi principi.
Prima di entrare nei dettagli, sarà opportuno sapere che lo stipendio di un Giudice assomma a 416 mila euro annui lordi mentre quello di Presidente, raggiunge i 500 mila. E queste cifre, in confronto al totale (benefici, liquidazione e regolare pensione) sono quasi, quasi…accettabili.
Ma eravamo giunti a come si diviene facenti parte della Corte: ogni giudice della Consulta viene nominato dal Presidente della Repbblica. Una volta assunta la carica, il meccanismo è semplice: basta aspettare. Nove anni il tempo limite prima di lasciare per pensione raggiunta, il lussuoso palazzo romano situato a fianco della residenza del Presidente della Repubblica, sullo storico colle del Quirinale. In questo lasso di tempo, accade quello che tutti e quindici i togati aspettano: una bella nomina a Presidente di quella Corte.
Non va dimenticato che a questa carica (che è la quinta della Repubblica Italiana) non si arriva per meriti, ma solo per età.
Quanto tempo si resta sulla poltrona di Presidente e con quali benefici, e quanto la Corte stessa lavora? Già rispondendo a queste banali domande si ha una idea di come delicato (?) sia l’argomento.
Iniziamo con un esempio: appena tre mesi è durato l’ultimo Presidente, il professor Giovanni Maria Flick, infatti è stato nominato lo scorso 14 novembre 2008. Fine dell’incarico? Dopo tre mesi. Novantadue giorni, per l’esattezza, dai quali vanno sottratti l’8 dicembre, le vacanze di Natale e l’Epifania. Senza dimenticare che i Giudici della Consulta lavorano una settimana si ed una no. Quella lavorativa si svolge così: lunedì pomeriggio: la camera di consiglio, martedì udienza pubblica, mercoledì discussione di qualche causa e scrittura delle sentenze, giovedì alle 13 tutti a casa.
Con questo calendario il prof. Flick risulta aver presieduto la sua prima udienza il 18 novembre 2008. Mercoledì 17 dicembre 2008, l’ultima camera di consiglio prima di Natale. Vacanza fino al 13 gennaio. Nemmeno un altro mesetto (udienza l’11 febbraio 2009) ed arriva la pensione. I mesi effettivi, dunque, non sono nemmeno due.
A scanso di ogni equivoco e per evitare che a qualche lettore sorga il dubbio che chi scrive abbia preso un unico episodio facendone “notizia”, è saggio sottolineare, prima di parlare delle pensioni di questi togati e dei loro…benefit, che Giuliano Vassalli è stato in carica dall’11 novembre del 1999 al 13 febbraio del 2000; tre anche i mesi di Giovanni Conso ed appena quattro quelli di Valerio Onida, Sei i mesi di Antonio Baldassarre, e se ne potrebbero citare molti altri su questo trend. Infatti quello di Presidente della Consulta è un posto dove è importante arrivare più che restare e comunque prima o poi tocca a tutti.
Ci si chiederà il perché; in realtà la vera “cinquina (al Lotto)” la fanno la liquidazione e soprattutto la pensione che verranno calcolate sulla base dell’ultimo stipendio percepito (500 mila euro l’anno). Infatti chi va in pensione intasca immediatamente la superliquidazione ottenuta moltiplicando gli anni di lavoro, magari come semplice magistrato o professore universitario, per l’ultimo stipendio. Va da se che nessun semplice togato o docente di Ateneo ha mai percepito 416 mila euro l’anno o 500 mila.
Ecco uno splendido esempio di quanto si va affermando.
Gustavo Zagrebelsky, Giudice dal settembre 1995 e presidente della Consulta dal 28 gennaio al 13 settembre del 2004, ricongiungendo gli anni della carriera universitaria come professore ordinario con i nove della Corte, alla fine ha accumulato 38 anni di anzianità lavorativa, ed una liquidazione di 907 mila euro lordi (netti: 635 mila).
Onde evitare che chi legge sia costretto a prendere in mano una calcolatrice, va anche detto che mensilmente ognuno dei quindici (ricongiungendo gli anni di Magistratura o di Docenza) può arrivare a percepire 25.097 euro lordi (14.288 netti) e godere contemporaneamente dei benefici.
Ma quali sono questi benefici, già più volte nominati?
Ognuno dei quindici Giudici ha diritto ad una segreteria di tre persone, più tre assistenti di studio professori universitari o magistrati specializzati in Diritto, i quali allo stipendio che continuano a percepire dall’amministrazione di provenienza, aggiungono una indennità di 33.690 euro annui, ma torniamo ai benefici: appartamento privato al quinto piano del Palazzo della Consulta; Ferrovie ed Autostrade gratis; cellulare, computer, telefax e telefono gratuiti anche nell’abitazione privata; 405 litri di carburante al mese, garage, assicurazione e manutenzione della vettura, gratis.
Il Presidente dell’Alta Corte, dal canto suo come tutta l’Istituzione ha il lavoro sospeso dal 30 giugno al 20 settembre; rimborsi per aerei e taxi, macchina di servizio con due autisti personali durante l’incarico ed anche una volta andato in pensione. Insomma macchina ed autisti vita natural durante; 360 litri di carburante al mese e la superliquidazione di cui si è appena parlato. Inutile aggiungere che anche a lui spettano tutti gli altri benefit, qui sopra citati, di cui godono i semplici giudici.

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