In questi ultimi (tre) giorni tutti i giornali (ed anche qualche radio e tv) hanno sottolineato la circostanza secondo la quale negli ultimi anni ben 700 mila sono state le persone che dal Sud sono emigrate al Nord Italia. E' assolutamente vero, così come risponde a realtà che nel nostro Mezzogiorno la disoccupazione è praticamente doppia rispetto al settentrione.
Ma tutto questo cosa dimostra? Non si è lontani dalla realtà se si dice che, quanto appena accennato, è la concreta dimostrazione del fallimento dello Stato (inteso come i vari Governi succedutisi) e dei suoi interventi proprio nel Sud. A sostenere questa tesi parlano i numeri che - come al solito - non mentono mai, ma proprio mai.
Vediamoli.
Iniziamo con il dire che fra il 1998 ed il 2006 (otto anni appena) sono giunti nel Mezzogiorno d'Italia 181 miliardi di euro (pari, più o meno, a cinque finanziarie). Una cifra evidenziata nella relazione di Bankitalia dello scorso anno. Considerando anche gli anni 2007 e 2008 la cifra arriva a 200 miliardi di euro. Si nota che queste risorse sono pressochè equivalenti a quelle del famoso "intervento straordinario per il Mezzogiorno" durato però oltre 40 anni, dal 1950 al 1992.
Una recente ricerca della Unioncamere, su dati del 2007, fa scoprire che ogni cittadino calabrese versa 2.627 euro in meno di quanto riceve in servizi pubblici, mentre ogni emiliano ne paga 3.674 in più. Nonostante questo, i servizi al Sud non funzionano e la gente emigra.
Fingendo di dimenticare i 140 milioni di euro elargiti nel 2008 al Comune di Catania per salvarlo dalla bancarotta, soldi prelevati dal F.A.S. (Fondo Aree Sottoutilizzate), si vogliono citare due clamorosi esempi di questa logica pseudo assistenziale, che in realtà ha di fatto danneggiato le opportunità del Mezzogiorno e, soprattutto, dei suoi cittadini.
PRIMO: è noto che della "munnezza" partenopea se ne è parlato più che ampiamente: qui si vuol semplicemente ricordare che in 14 anni sono stati spesi 2 miliardi di euro (insomma, circa 4 mila miliardi delle vecchie lire...) per ottenere il risultato che tutto il mondo ha conosciuto poco più di un anno fa. Ora il problema sembra risolto, sembra.
SECONDO: l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, 443 chilometri essenziali per dotare il Sud di una seria viabilità interregionale. I primi cantieri per il suo ammodernamento aprirono nel 1998. Doveva essere finita nel 2004 e costare tre miliardi di euro. Le ultime previsioni ci dicono che il termine dei lavori (si spera) avverrà nel 2012 e la spesa sarà di nove miliardi di euro.
Se poi, oltre a quanto detto, si vuol parlare degli investimenti previsti per il biennio 2009-2010, con denari sempre presi dal F.A.S che serviranno a finanziarie anche opere pubbliche per il Mezzogiorno, allora c'è da meditare, soprattutto visti i risultati che hanno ottenuto i 181 miliardi di cui sopra.
Andiamo nei particolari: un miliardo e trecento milioni di euro sono previsti per il Ponte sullo Stretto. 594 milioni per proseguire (nel biennio, poi ne verranno altri) i lavori della Salerno-Reggio Calabria ,mentre di 571 milioni è la cifra assegnata e da investire nei cantieri della Statale Jonica. Altri 825 per opere più piccole, comunque prevalentemente stradali.
Sempre per il biennio 2009-2010 sono stati stanziati 400 milioni di euro per la rete di trasporto pubblico della Campania, 150 da utilizzare per la linea 6 della Metro di Napoli e sempre per questa città saranno investiti altri 130 milioni di euro per l'aereoporto di Capodichino.
Nei prossimi due anni, quindi, saranno complessivamente 381 i milioni di euro che dal F.A.S. verranno prelevati per realizzare infrastrutture per il Mezzogiorno.
Colpe, non colpe, responsabilità, opere realizzate, sospese, mai fatte, sprechi, inserimento della malavita organizzata (attraverso appalti e subappalti) nei finanziamenti delle varie opere pubbliche, non sono questioni che riguardano questo blog il quale, come dichiarato alla sua nascita, si limita a fornire notizie e basta. Commenti difficilmente se ne faranno.
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